Negli ultimi dieci anni il numero di poveri assoluti è salito dal 6,9% della popolazione nel 2014 al 9,7% nel 2023, pari a 5 milioni e 694mila persone, e i dati sulla povertà minorile di 1 milione e 295mila bambini poveri è ai massimi storici. Questi i dati evidenziati da Caritas italiana. È nel Mezzogiorno che l'incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene più alta, seguita dal Nord-ovest e il Nord-est, mentre il Centro registra i valori più bassi. Al nord sono il costo della vita e la questione abitativa a pesare di più, problema sentito anche in Friuli Venezia Giulia, dove sono 30mila le famiglie in povertà relativa. Sono i giovani e le famiglie ad essere i più vulnerabili: 1 milione e 290mila i minori in povertà assoluta, il valore più elevato dal 2014. Per questi "lo svantaggio è da intendersi come ormai endemico, visto che da oltre un decennio la povertà tende ad aumentare proprio al diminuire dell'età" si legge nel documento; infatti, "più si è giovani più cresce la probabilità di sperimentare condizione di bisogno". A fronte di questa situazione, la Caritas ha analizzato il funzionamento delle nuove misure contro la povertà, quindi l'assegno di inclusione e il supporto alla formazione lavoro. È stato registrato un dimezzamento delle persone raggiunte dalle misure nazionali di sostegno, che hanno sostituito il reddito di cittadinanza, ma sono rimaste senza supporto 331mila famiglie, molte delle quali residenti al Nord. Caritas italiana chiede perciò di "ampliare la copertura" di queste due misure, "semplificarne l'accesso e ripristinare un sistema di sostegno universale e continuativo che eviti l'esclusione delle tante persone in povertà assoluta in Italia".
B.Ž.