Il Giorno del Ricordo è dedicato alle tante vittime, alle centinaia di migliaia di esuli istriani, fiumani e dalmati, ma anche “ai tanti connazionali che decisero con coraggio e determinazione di rimanere nelle loro terre natali”.
Lo ha dichiarato il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, intervenendo alla cerimonia organizzata a Roma nell’aula del Senato, che ha chiuso il programma di celebrazioni del Giorno del Ricordo.
Parlando alla presenza, fra gli altri, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dei presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico e del premier Mario Draghi, Rosato ha ricordato l’omaggio dello stesso Mattarella e del presidente Borut Pahor alla Foiba di Basovizza del 2020: “La memoria è un bene prezioso – ha detto - va alimentata, diffusa, protetta ogni giorno, evitando però che il dolore si trasformi in risentimento per costruire un presente e un futuro di tolleranza e convivenza pacifica”. “Il senso della giornata odierna - ha poi aggiunto - non è quello di distribuire colpe o ragioni, ma è quello di ricordare i tanti italiani che caddero vittime delle forze comuniste jugoslave e di cui In molti casi è oggi ignoto il luogo di sepoltura, di ricordare le centinaia di migliaia di esuli istriani Fiumani e Dalmati che furono privati come individui e come comunità della loro dignità, delle loro radici, delle loro proprietà e dei loro diritti fondamentali e che profughi nella madrepatria vennero accolti solo in alcuni casi con la dovuta solidarietà, e di rendere omaggio anche ai tanti connazionali, che decisero con coraggio e determinazione di rimanere nelle loro terre natali e subirono per molti anni varie e vere forme di persecuzione e discriminazione dalle autorità jugoslave”.
Prima di Rosato aveva aperto l’evento la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, sottolineando la necessità di “proseguire il cammino contro ogni forma di oblio, riflettere su una delle più grandi tragedie del ‘900, nella consapevolezza che la memoria è la prima pietra su cui costruire pace e riconciliazione”. Per fare questo, tuttavia, ha aggiunto, occorre perseguire la “verità storica” che è la “premessa di una cultura di dialogo”.
Sulla necessità di una memoria condivisa si era soffermato anche il Premier Mario Draghi ricordando come sia essenziale “respingere ogni tentativo di strumentalizzazione per fini politici, perché le vicende che oggi ricordiamo non possono essere un pretesto per provocazioni o propaganda”.
Alla cerimonia hanno partecipato anche i rappresentanti dell’Unione Italiana e della minoranza italiana, e quelli delle organizzazioni degli esuli, fra gli altri il Presidente di Federesuli, Giuseppe De Vergottini, che nel suo intervento ha sottolineato soprattutto il ruolo fondamentale della scuola nella conoscenza dei fatti del dopoguerra sul confine orientale: “Le giovani generazioni – ha detto - non hanno potuto sentire quello che è successo in passato, per cui non c'è un problema di ricordo, c'è un problema di conoscenza: senza conoscenza non si può ricordare un bel niente, per cui siamo convinti che questo passaggio, l'impegno degli insegnanti e della docenza, sia fondamentale”.
Alessandro Martegani