Sdegno e disperazione: sono stati questi i sentimenti dei parenti delle vittime della tragedia di Rigopiano dopo la lettura della sentenza di primo grado del tribunale di Pescara, che ieri sera ha assolto 25 dei 30 imputati per il disastro avvenuto nel gennaio del 2017, quando una valanga investì un hotel sull’Appennino abruzzese.
Il disastro causò la morte di 29 persone, scatenando una scia di polemiche e procedimenti giudiziari, sia per il luogo in cui era stata costruita la struttura, a rischio di valanghe, sia per i ritardi nei soccorsi.
A processo erano finite 30 persone, fra queste anche funzionari pubblici e politici, ma dopo sei anni di attesa la sentenza di primo grado ha deluso le aspettative di giustizia dei parenti delle vittime e dei sopravvissuti.
Il tribunale di Pescara ha assolto la maggior parte degli imputati, compreso l’allora Presidente della provincia e il Prefetto di Pescara, e ne ha condannati cinque: fra questi il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, a due anni e otto mesi, Paolo D'Incecco e a Mauro Di Blasio, entrambi funzionari della Provincia di Pescara, a tre anni e quattro mesi; sei mesi al gestore dell'hotel, Bruno Di Tommaso, e al tecnico Giuseppe Gatto. Assolti invece l'ex prefetto del capoluogo abruzzese, Francesco Provolo, e l'ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco.
Per comprendere la sentenza che ha scatenato la reazione dei parenti delle vittime in aula (uno di loro si è anche avvicinato al giudice urlando), bisognerà attendere le motivazioni, ma di certo si sa che i magistrati hanno deciso di cancellare, per assenza di prove concrete, il reato di disastro colposo, escludendo anche ogni responsabilità della Prefettura e della Regione per i ritardi nei soccorsi e i presunti depistaggi. Il giudice ha sovvertito nettamente le richieste della procura, che invece aveva chiesto pesanti condanne per tutti gli imputati.
I parenti delle vittime hanno già chiesto di presentare ricorso in appello e annunciato azioni di protesta, appellandosi anche alla premier Giorgia Meloni, che però non ha alcun potere d’intervento sulla magistratura. Sul caso è intervenuto invece il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini: “29 morti, nessun colpevole, o quasi - ha detto -, questa non è giustizia", questa è una vergogna. Tutta la mia vicinanza e la mia solidarietà – ha detto - ai famigliari delle vittime innocenti”.
Alessandro Martegani