Un fascio di luce per individuare le cellule tumorali nel sangue: è questo il nuovo sistema diagnostico sviluppato dalla ricerca italiana, che consente di identificare le cellule tumorali nel sangue attraverso il metabolismo del glucosio. Il suo utilizzo, una volta validato in ulteriori studi preclinici e clinici, potrà facilitare la diagnosi e la scelta delle terapie più appropriate per combattere i tumori. I risultati dello studio sono stati pubblicati su 'Frontiers in Bioengineering and Biotechnology'.
I ricercatori hanno sviluppato e combinato nuove tecnologie di diagnostica per immagini che, analizzando la luce che attraversa le cellule e il loro metabolismo, permettono l’identificazione delle cellule tumorali circolanti nel sangue (Ctc). Le Ctc, verosimilmente responsabili della diffusione delle metastasi, derivano da tumori solidi e circolano nel sangue periferico ma, essendo presenti in quantità minime, sono difficili da individuare ed eliminare con i farmaci attualmente disponibili.
Alberto Luini, ricercatore associato del Cnr-Ieos, ha spiegato: "Le cellule tumorali hanno la capacità di assimilare grandi quantità di glucosio, fino a dieci volte più velocemente di quanto facciano le cellule normali. Abbiamo utilizzato la microscopia Raman per studiare l’assorbimento delle molecole di glucosio da parte delle cellule tumorali e osservare il loro metabolismo. Si tratta di un sistema di radiazione laser con il quale vengono illuminate le molecole, che ci permette di identificarle in maniera univoca, senza utilizzare particolari marcature".
Questo approccio pone le basi per lo sviluppo di un nuovo metodo di isolamento delle cellule tumorali, semplice e universalmente applicabile. La raccolta e la coltura in vitro delle Ctc, inoltre, consentono di esaminare le loro caratteristiche genetiche e biochimiche e valutare la sensibilità a farmaci specifici. Il rilevamento e la quantificazione delle cellule tumorali attraverso questo sistema combinato potranno essere utilizzati per lo screening, la diagnosi, la selezione della terapia e il monitoraggio della progressione delle patologie tumorali e delle eventuali recidive, concludono i ricercatori coinvolti nel progetto.
Davide Fifaco