Si tratta colloqui introduttivi di routine quando a Bruxelles giunge un nuovo sherpa, ha spiegato la portavoce della Commissione europea, sottolineando che un incontro tra Boris Johnson, nuovo premier britannico, e il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, si potrebbe tenere a margine del G7 a fine agosto a Biarritz.
Intanto neoeletto premier britannico ha stanziato 2,1 miliardi di sterline per il fondo di emergenza in caso di un'uscita dall'Unione europea senza accordo. Una mossa controversa quella di Boris Johnson con l'obiettivo di aumentare la pressione su Bruxelles. I fondi, che vanno ad aggiungersi ad altri 4,2 miliardi di sterline, verranno utilizzati per il rifornimento e stoccaggio di beni essenziali, lo schieramento alle frontiere e alle dogane di 500 agenti, che si occuperanno dei passaporti e delle merci, e per una campagna di sensibilizzazione ai possibili disordini per la popolazione.
Nel caso di un no-deal, anche le conseguenze economiche sarebbero significativamente superiori rispetto a quelle di un divorzio consensuale. Uno studio dell'Università belga di Leuven rileva che il Regno Unito perderebbe il 4,4% del suo Pil e 525mila posti di lavoro, mentre l'Ue l'1,54% del Pil e 1 milione e 200mila posti di lavoro.
Erika Paternuš