C’è già chi, come virologo italiano Roberto Burioni, l’ha definito “un paradiso per i virus”. Le foto dell’edificio di 26 piani dedicato all’allevamento dei maiali realizzato a Ezhou, nella provincia di Hubei, a meno di 100 chilometri dalla famosa Wuhan, ha già destato molte perplessità sia per le condizioni in cui vengono tenuti gli animali, sia per le possibili conseguenze sul piano sanitario.
La costruzione, realizzata su un’area 390 mila metri quadri dalla Zhong Xin Kai Wei Modern Breeding Company, alta 26 piani, è in grado di allevare in un anno più di 600 mila maiali, e a breve sarà ultimato un edificio gemello con la stessa destinazione.
Le attività sono iniziate lo scorso ottobre: ogni piano è occupato da 20 mila suini che, una volta cresciuti, saranno caricati su uno dei sei ascensori a disposizione, con una portata di dieci tonnellate, per andare al macello. Ogni piano è climatizzato e tenuto alla giusta umidità, l’alimentazione è monitorata per ogni singolo esemplare, con più di 300 punti di controllo per ottenere il massimo risultato in un mercato, quello della carne di suino, in espansione in Cina.
Le immagini hanno però provocato l’immediata reazione degli animalisti, che sottolineano le condizioni di vita dei suini, che nascono e crescono in spazi ridottissimi, per poi essere portati al macello senza aver mai visto il mondo esterno, e ci sono anche problemi sanitari per la possibilità di sviluppo e salti di specie di nuovi virus. Il virologo italiano Roberto Burioni non ha escluso il rischio di nuove epidemie. Altri esperti di ambiente e salute hanno confermato che gli allevamenti intensivi su larga scala aumentano la probabilità di focolai di malattie sempre più grandi.
Alessandro Martegani