Foto: Reuters
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A seguito dell'introduzione, sabato, di dazi supplementari del 10% sulle importazioni statunitensi per la maggioranza dei paesi, alla mezzanotte di Washington sono divenute operative ulteriori tariffe doganali, variabili tra l'11% e il 50%, destinate a selezionati partner commerciali esteri ritenuti dall'amministrazione Trump fautori di uno sfruttamento commerciale ai danni degli Stati Uniti. Per l'Unione Europea, la nuova aliquota si attesta al 20%. Particolarmente elevata appare la tariffa imposta sui prodotti cinesi, raggiungendo un complessivo 104% a seguito di un incremento progressivo in risposta a misure analoghe adottate da Pechino. provvedimento ha suscitato vasta eco e sorpresa a livello globale, con numerosi osservatori che contestano la definizione di "reciprocità" attribuita ai dazi, evidenziando la loro marcata divergenza dalle medie tariffarie statunitensi e la loro correlazione con la quota di deficit commerciale bilaterale. Nonostante la reazione della comunità internazionale, in cui la Cina ha annunciato l'adozione di misure "ferme e incisive" a tutela dei propri interessi, la maggior parte dei partner commerciali degli Stati Uniti, inclusa l'UE ha manifestato la propria disponibilità all'avvio di negoziati al fine di prevenire un'ulteriore escalation della controversia commerciale. I massimi rappresentanti europei hanno sottolineato la rilevanza del dialogo, pur ribadendo la prontezza a reagire qualora la situazione dovesse protrarsi. Le nuove tariffe si sommano a una serie di dazi settoriali già operativi, tra cui quelli del 25% sull'importazione di acciaio e alluminio (in vigore da metà marzo) e sulle autovetture (attivi dalla settimana precedente), ai quali le recenti misure non si applicano. Analogamente, risultano attualmente esenti prodotti farmaceutici, rame, semiconduttori, oro, legno, energia e alcuni minerali non reperibili sul territorio statunitense. Le ripercussioni sui mercati finanziari si sono rivelate significative, con stime che quantificano le perdite aggregate per le società quotate a livello globale in dieci trilioni di dollari nell'arco di pochi giorni. In tale contesto, le borse asiatiche hanno registrato performance negative, con la chiusura di Tokyo in ribasso del 3,93% e quella di Taiwan con una flessione del 5,86%.

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E nel contesto della difesa della propria rigorosa politica in materia di tariffe commerciali, il Presidente Donald Trump ha affermato che svariati Paesi interessati da tali misure manifestano un vivo desiderio di pervenire a un'intesa, esprimendosi in termini informali con la frase: "Vi dico che questi Paesi mi stanno chiamando per baciarmi il sedere". Trump ha quindi assicurato che le nazioni gravate dai dazi "muoiono dalla voglia" di concludere un accordo. Ha inoltre sottolineato come numerosi leader abbiano intrapreso contatti telefonici, implorando: "Per favore, per favore signore, facciamo un accordo. Farò qualsiasi cosa", sintetizzando così l'approccio dei suoi interlocutori.

Alessia Mitar