
Dopo una settimana chiusa in negativo, e un lunedì da dimenticare per i mercati, con passivi che in alcuni casi avevano superato il 10 per cento, è stata la giornata del rimbalzo per i mercati asiatici ed europei.
La volatilità rimane marcata, ma almeno per oggi, i segni più e il colore verde hanno dominato gli indici di borsa, a cominciare dai mercati asiatici, i primi ad aprire la giornata, che hanno chiuso con guadagni solidi, anche se non ancora sufficienti a recuperare il terreno perduto nella giornata di ieri. Il Nikkei in Giappone ha superato il sei per cento, ma anche la borsa di Shanghai, ha girato in positivo di quasi due punti.
Stessa situazione all’apertura dei mercati in Europa, con Milano che gira in positivo fra i tre e i due punti e mezzo, così come Francoforte, Londra e Parigi. Positiva anche la borsa di Lubiana che ha toccato più 3,4 per cento. In questo quadro anche i mercati americani hanno preso la strada della risalita.
Una situazione che per il momento ha bloccato l’emorragia di capitali di ieri, ma che in realtà è tutt’altro che superata, visto che rispetto alla situazione dei giorni scorsi, fatta di timori di recessione e inflazione dovuta alla probabile battaglia dei dazi, e di dichiarazioni e smentite da parte di Washington, non è cambiato nulla.
Donald Trump ha minacciato al Cina di aumentare le tariffe se non sarò cancellata la ritorsione di pechini dio tariffe pari al 34 per cento sui prodotti americani, mentre a Bruxelles si continua a pensare a delle contromosse, pur con opinioni diverse fra i vari stati membri. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha chiesto alla Cina di assicurare una soluzione negoziata ai problemi causati dai dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti, sostenendo “la responsabilità dell’Europa e della Cina, in quanto due dei maggiori mercati al mondo, di sostenere un forte sistema commerciale riformato, libero, equo e fondato su condizioni di parità".
A poco sembrano servire le prime prese di distanza dalle mosse di Donald Trump, anche all’interno della stessa amministrazione americana. Lo stesso Elon Musk avrebbe chiesto di rinunciare ai dazi e anche altri componenti hanno manifestato dubbi e chiesto maggiore prudenza.
Alessandro Martegani