Il business delle aziende che producono attrezzature militari e per la difesa è in forte espansione, e il mercato europeo è uno dei più fulgidi, con il continente che si afferma come la principale area geografica dove vengono acquistati armamenti. La fotografia che emerge dal rapporto del SIPRI è chiaramente condizionata dal conflitto in Ucraina, paese che fino allo scorso anno era un trascurabile importatore di armi per poi diventare rapidamente il terzo importatore mondiale di armi, alle spalle di Qatar e India, per far fronte all'aggressione russa. Un aumento di 60 volte rispetto al 2021.
In base ai dati dell'istituto svedese, quasi un terzo delle importazioni di armi importate in Europa sono andate in direzione di Kiev, che copre l'8% degli acquisti a livello globale.
Il conflitto però non deve far trascurare il fatto che i paesi europei avevano iniziato ad armarsi di più alla luce delle crescenti tensioni con Mosca dopo l'annessione della Crimea nel 2014. E secondo Sipri l'invasione russa continuerà ad avere un effetto sulle forniture di armi e porterà a un ulteriore aumento delle importazioni nei paesi europei. Un dato in controtendenza con il resto del mondo, dove si è registrato un calo generalizzato delle importazioni, in particolare in Asia e in Medio Oriente, diminuite rispettivamente del 7 e del 9 percento su base annua.
Ma se i dati sulle importazioni di armi fanno registrare novità, la classifica dell'export rimane invariata nell'ultimo quinquennio. Gli Stati Uniti restano al primo posto con il 40 per cento delle esportazioni globali, seguiti da Russia e Francia, che coprono rispettivamente il 16 e l'11% della domanda di armi, soddisfatta per oltre i tre quarti del fabbisogno da questi tre paesi insieme a Germania, Cina e Italia.
Valerio Fabbri