Sta scendendo il prezzo del petrolio WTI, il barile statunitense di riferimento, a causa delle indiscrezioni secondo cui Washington ha proposto ad altri paesi consumatori come Cina e Giappone di considerare un rilascio coordinato di riserve strategiche come soluzione per abbassare i prezzi. La mossa e' giunta nel momento in cui le pressioni inflazionistiche, in parte guidate dall'aumento dei prezzi dell'energia, iniziano ad essere pesanti mentre il globo si sta riprendendo dalla peggiore crisi sanitaria da cent'anni a questa parte. Nel mese di ottobre i prezzi avevano raggiunto i massimi da 7 anni perche' la domanda e' cresciuta rapidamente mentre l'OPEC+ ha deciso di aumentare la produzione ma lentamente, e cio' non e' stato sufficiente per tenere sotto controllo i prezzi. L'amministrazione cinese ha fatto sapere che iniziera' a rilasciare le riserve di greggio, fatto che ha scosso i mercati facendo iniziare la discesa del costo del barile. Secondo indiscrezioni gli Stati Uniti avevano suggerito un'azione coordinata, ma su questo tema Pechino ha rifiutato di commentare. Nel frattempo il Presidente statunitense Biden ha nuovamente chiesto alla Federal Trade Commission di approfondire la possibilita' di una condotta anti concorrenziale o illegale da parte delle compagnie petrolifere statunitensi. Nell'agosto scorso Biden aveva chiesto di indagare su possibili condotte illegali che hanno causato l'impennata dei prezzi del gas, esortando un nuovo esame approfondito su cio' che sta accadendo nei mercati del petrolio e del gas, esame che utilizzi tutti gli strumenti per scoprire qualsiasi illecito. Intanto sui circuiti elettronici il greggio WTI ha ceduto quasi l'uno per cento fissandosi a 77,65 dollari al barile mentre il Brent del Mare del Nord ha perso lo 0,37 per cento andando sotto la soglia degli 80 dollari e fissandosi a 79,98 dollari al barile.
Franco de Stefani