Foto: EPA
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A seguito degli eventi caotici che hanno caratterizzato la consegna di ostaggi a Khan Younis, Israele ha ricevuto rassicurazioni formali dai mediatori che tali circostanze non si ripeteranno nei futuri rilasci. Tale garanzia è giunta dopo che le autorità israeliane avevano approvato la liberazione di 110 detenuti palestinesi, nonostante i disordini verificatisi a Gaza. In una dichiarazione diffusa dall'ufficio del Primo Ministro, si legge che "a seguito di una richiesta di Netanyahu, i mediatori si sono impegnati a garantire un passaggio sicuro ai nostri ostaggi nelle prossime scarcerazioni" Nel frattempo, in Israele è scattato il bando all’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi. La decisione, adottata lo scorso ottobre, giunge in un contesto di crescenti tensioni e accuse reciproche le due parti. Tel Aviv ha ripetutamente espresso preoccupazioni riguardo alla presunta collaborazione dell'UNRWA con Hamas, nonché della sua complicità nell'attacco del 7 ottobre. Parallelamente, le Nazioni Unite hanno lanciato l'allarme sulle potenziali conseguenze catastrofiche di tale divieto, sottolineando in particolare l'impatto negativo che esso potrebbe avere sulla popolazione palestinese, già provata da anni di conflitto e instabilità. In concreto, Il blocco si concretizza estendendosi a Gaza e ai territori palestinesi occupati, come la Cisgiordania e Gerusalemme est. L'agenzia, operante nella regione da quasi ottant’anni ha rimproverato Israele di “voler sabotare la ripresa e la transizione politica a Gaza.” Ha poi espresso rammarico per la mancanza di chiarezza riguardo alle implicazioni pratiche del divieto, sottolineando come tale incertezza possa ostacolare la sua capacità di dare sostegno alla popolazione. L’Agenzia ha tuttavia ribadito il proprio impegno dicendosi pronta a continuare a fornire servizi e aiuti alle persone, indipendentemente da dove si trovino. Lo Stato ebraico non avrebbe inoltre rinnovato i visti a 25 dipendenti dell’Agenzia che saranno costretti a lasciare il Paese.

Alessia Mitar