La sede della Federal Reserve a Washington (Foto: Reuters)
La sede della Federal Reserve a Washington (Foto: Reuters)

Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha confermato una “strategia prudente”, ma il primo taglio dei tassi dei fondi federali dopo più di quattro anni è stato coraggioso: la banca centrale americana, impegnata ormai da due anni in una lotta senza quartiere contro l’inflazione, ha infatti dato il via a una nuova fase, approvando il primo taglio dei tassi, da 50 punti base, dal 2020. Il voto è stato adottato quasi all'unanimità con l’unico voto contrario di Michelle Bowman, governatrice del Federal Open Market Committee, nel board della Fed dal 2018, che avrebbe preferito limitare l'intervento a 25 punti.

Jerome Powell (Foto: Reuters)
Jerome Powell (Foto: Reuters)

“Il Comitato ha acquisito maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il 2 per cento e ritiene che i rischi per il raggiungimento dei suoi obiettivi di occupazione e inflazione siano più o meno in equilibrio”, ha fatto sapere la Fed dopo la riunione che ha approvato l’atteso taglio, spiegando che la decisione è stata presa "alla luce dei progressi sull’inflazione e del bilancio dei rischi".
Il taglio di 50 punti porta il tasso d’interesse fra il 4,75 e il 5 per cento, e segue le due riduzioni da 25 punti già adottate dalla Bce in Europa, ma potrebbe non essere seguito da decisioni analoghe per un po’ di tempo.
La Fed ha specificato che "nel considerare ulteriori aggiustamenti il Comitato valuterà attentamente i dati in arrivo, le prospettive in evoluzione e l'equilibrio dei rischi", ma analisti e mercati concordano sul fatto che un ulteriore taglio da 50 punti dovrebbe comunque arrivare entro la fine dell'anno
Insieme alla decisione sul taglio del tasso federale di riferimento, la Federal Reserve ha diffuso anche le nuove stime sull'economia americana, prevedendo per il 2024 e per i tre anni successivi una crescita stabile al 2 per cento.
Il taglio del tasso ha avuto un effetto positivo immediato sul mercato statunitense e anche sulle borse europee, con Milano che viaggia sopra l’uno per cento di guadagno, Francoforte a più 1,4 e Londra poco sopra l’uno per cento.

Alessandro Martegani