Prendersi cura dei diritti umani è compito di tutti noi, e il primo modo per farlo è riconoscere che il divario tra diritti scritti e rispetto degli stessi si verifica in tutti i paesi, Slovenia inclusa. Solo con la cultura del dialogo riusciremo a proseguire il cammino che ci permette di vivere in una società sviluppata, in grado di fronteggiare le nuove sfide che i cambiamenti sociali e lo sviluppo portano inevitabilmente con sé. Sono stati due discorsi importanti quelli di Svetina e di Pirc Musar, che ieri sera alla Cukrarna di Lubiana hanno aperto la cerimonia per commemorare il trentesimo anniversario dell'istituzione del ruolo del Difensore civico, la cui missione, come ribadito anche dalla presidente, rimane quello di promuovere e monitorare la realizzazione dei diritti umani, ma anche educare sugli stessi. Pirc Musar nel suo intervento ha anche avanzato la proposta di estendere la durata del mandato a 7 anni senza possibilità di rielezione, un modo per rendere il ruolo del Difensore civico impermeaile alle pressioni della politica e garantirne l'indipendenza. Perché troppo spesso, ha proseguito la presidente, molte raccomandazioni si ripetono di anno in anno senza mai essere attuate, testimonianza del fatto che, troppo spesso, l'applicazione dei diritti umani non viene presa abbastanza sul serio. Secondo Svetina, il cardine del lavoro del difensore civico è la costruzione di una cultura del dialogo, vera base per una società democratica e pluralistica e per la realizzazione di cambiamenti reali. Il futuro è ancora tutto da scrivere, ha concluso l'ombudsman, e va scritto insieme come società plurale e inclusiva.
Valerio Fabbri