In Slovenia la Giornata della Riforma è anche una festa civile perché il protestantesimo ha contribuito significativamente allo sviluppo della lingua e dell'identità nazionale, benché gli sloveni siano in gran parte cattolici
Nella lingua, l'identità dei popoli. Per gli sloveni questa affermazione è se possibile anche più vera, perché, considerata la mancanza nel tempo di uno Stato unitario, essi hanno trovato nella lingua, nella cultura, nel libro, lo strumento per definirsi una nazione. La nascita della lingua letteraria slovena è strettamente connessa al protestantesimo: uno dei capisaldi della fede riformata era infatti l'importanza che il credente avesse accesso direttamente alle Sacre Scritture, nella lingua d'uso comune, a scapito del latino conosciuto da pochi. In questo modo la Riforma rafforzò significativamente le varie lingue nazionali, e permise l'affermazione di altre, come lo sloveno, che in precedenza avevano avuto un uso molto limitato. Non a caso i primi libri dati alle stampe in lingua slovena sono un Catechismo e un Abbecedario. Dal 1550 al 1595 Primož Trubar e i suoi discepoli fecero stampare più di cinquanta volumi in sloveno, tra cui la prima traduzione della Bibbia ad opera di Jurij Dalmatin (del 1584) e la prima grammatica. Riceve impulso anche l'impiego dello sloveno nella liturgia e nell'istruzione.
È interessante notare come la formazione di Primož Trubar - personaggio chiave della Riforma in terra slovena, nato nel 1508 non lontano da Lubiana, a Rašica, e morto nel 1586 - sia legata a Trieste, alla figura del vescovo Pietro Bonomo, amico dei luterani, che fu suo maestro e lo ordinò sacerdote, accogliendolo poi più volte nel corso degli anni. In Germania, dove era riparato per sfuggire alle ire della Chiesa di Roma, Trubar fu anche in contatto con il vescovo riformatore capodistriano Pier Paolo Vergerio il Giovane, protagonista di spicco del protestantesimo istriano, che l'incontro con la Riforma aveva a sua volta costretto a scappare e condurre vita errabonda, dedicandosi alla predicazione e a un'instancabile attività di scrittura contro il papato e il cattolicesimo. La cultura slovena riconosce a Vergerio il merito di aver suggerito a Primož Trubar la scelta dell'alfabeto latino nella stampa dei primi libri in tale lingua. Racconta Fulvio Tomizza nel suo romanzo storico "Il male viene dal Nord" che Vergerio spirò (a Tubinga, nel 1565) assistito proprio da Trubar, "il quale come conterraneo gli aveva prestato il sollievo spirituale fino all'ultimo respiro".