L’entrata in Slovenia è consentita solo dai principali valichi, che sono presidiati dalla polizia. Contrariamente a quanto accaduto nel marzo scorso, quando il governo di centrosinistra guidato da Marjan Šarec, fece chiudere fisicamente i confini secondari, questa volta non ci sono le barricate. Non erano state messe nemmeno ad ottobre, quando il governo di centrodestra decise di imporre regole più stringenti per il transito. La circolazione da questi valichi resta però interdetta, ovvero è consentita solo in rare eccezioni. Da lunedì prossimo l'obbligo di tampone sarà esteso anche ai frontalieri. Esentati solo i bambini con meno di 13 anni di età, nessuna deroga invece per i loro accompagnatori. Una simile norma, alcune settimane fa, era rimasta in vigore per poco più di 24 ore, prima che il ministro dell'Interno Aleš Hojs ci ripensasse. Nel revocare quel provvedimento la Slovenia aveva anche deciso i togliere le pattuglie della polizia dai valichi principali. Ora Lubiana è nuovamente tornata sui suoi passi seguendo il modello austriaco.
Secondo i dati del “Covid sledilnik”, l’applicazione che monitora l’andamento del contagio in Slovenia, negli ultimi 14 giorni le persone infettate in Slovenia sono quasi 11.000. I casi importati dal resto d’Europa nello stesso periodo sono in tutto 55, ovvedo lo 0,5% del totale. L’Ufficio nazionale della sanità intanto ha fatto sapere che nel paese è già presente il ceppo inglese, mentre si sono registrati casi di ceppo sudafricano, nigeriano, mentre è di queste ore la notizia che è arrivato anche quello brasiliano.
Stefano Lusa