Foto: Petra Prešeren
Foto: Petra Prešeren

Dieci giovani pazienti palestinesi, di età compresa fra i 4 e i 19 anni, sono giunti in Slovenia nell'ottobre scorso per sottoporsi a un programma di riabilitazione presso il Centro Universitario Soča. Questi sono stati accolti nel Paese nell'ambito dell'iniziativa umanitaria, avviata a settembre 2024 dal Ministero degli Esteri in collaborazione con la Caritas slovena e la Fondazione Danilo Türk, con l'intento di offrire supporto medico-sanitario e psicologico ai bambini rimasti gravemente feriti nel conflitto a Gaza. Ma la vicenda ha avuto risvolti inattesi: tre genitori assieme ai loro figli, un altro minorenne e una ragazza non accompagnati hanno infatti presentato richiesta d'asilo e, una volta completato il processo di riabilitazione, saranno sistemati nel cento di accoglienza di Punta Grossa, struttura già utilizzata per accogliere i rifugiati ucraini. Alla domanda se fosse già noto al loro arrivo che si trattava di richiedenti asilo, i rappresentanti del dicastero hanno sottolineato che le famiglie e i pazienti erano stati chiaramente informati che si trattava di un soggiorno temporaneo e che al termine del trattamento avrebbero fatto ritorno in Medio Oriente. Il Ministero degli Esteri ha al contempo reso noto che non si hanno da tempo notizie di una delle ragazzine giunte nel Paese nell'ambito del progetto umanitario e di sua madre, scomparse in circostanze ancora da chiarire dal centro di riabilitazione. Una situazione che si è quindi dimostrata più complessa del previsto, evidenziando le difficoltà a cui vanno incontro le organizzazioni benefiche in situazioni di crisi. Nonostante ciò, è stata espressa la volontà di portare avanti le attività; sarebbero attualmente in corso valutazioni per accogliere ulteriori pazienti da Gaza e in particolare coloro che necessitano di cure e di assistenza a lungo termine

M.N.