Il Trattato delle Nazioni Unite per la protezione degli oceani, firmato a New York a marzo 2023, rappresenta una vittoria per la vita degli oceani. Ma se senza la ratifica dei paesi che lo hanno sottoscritto - solo due su 87 finora -, rischia di rimanere lettera morta. Gli attivisti di Greenpeace Slovenia hanno rivolto un appello pubblico alla ministra degli Esteri, Tanja Fajon, e al primo ministro, Robert Golob, affinché mettano in cima all'agenda politica questo passaggio parlamentare che rischia di vanificare tutto. Anche nella sua veste di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, secondo gli attivisti la Slovenia potrebbe giocare un ruolo importante. Per entrare in vigore, infatti, il Trattato deve essere ratificato da almeno 60 firmatari. Secondo gli esperti si tratta dell'accordo ambientale multilaterale più rilevante dopo quello di Parigi sul clima del 2015, che punta in maniera chiara a migliorare la salute degli oceani. Gli Stati membri dell'Unione europea si sono impegnati a ratificarlo prima della conferenza ONU sugli oceani che si terrà a Nizza nel giugno 2025, e l'iniziativa odierna rientra in una più ampia campagna di sensibilizzazione di Greenpeace, simboleggiata dall'enorme polipo rosa di nome Billy che, come un grido d'allarme, è arrivato a Lubiana dalla Croazia per poi andare in Polonia e proseguire la campagna europea. Secondo Greenpeace, la situazione è delicata perché meno dell'1% delle aree di alto mare è protetto. Sono zone dove la pesca industriale, l'inquinamento e l'industria dell'estrazione mineraria in profondità rappresentano gravi minacce. Per proteggere il 30% degli oceani entro il 2030, hanno spiegato ancora gli attivisti di Greenpeace, è necessario proteggere oltre 11 milioni di chilometri quadrati di oceano in più ogni anno. Ma senza la ratifica di questo trattato questo non è possibile, e gli oceani non possono attendere.
Valerio Fabbri