Il tanto atteso incontro per gettare le basi in vista di una riforma elettorale con il sistema delle preferenze è durato poco più di un'ora. Toni cordiali, ma parti ancora distanti, pur nella consapevolezza di dover tenere conto del voto referendario. A giugno infatti, nello stesso giorno delle elezioni europee, poco meno del 71% di quanti si sono recati alle urne ha votato per un cambiamento su cui già Janez Janša e Marjan Šarec hanno provato a lavorare, ma senza successo. Le modifiche legislative si basano su una proposta già elaborata dalla Camera di Stato che prevede, tra l'altro, l'abolizione delle circoscrizioni elettorali e l'introduzione del voto di preferenza.
Golob è convinto di riuscire dove altri hanno fallito, grazie anche al largo sostegno popolare, nonostante questa sia la riforma più complessa da attuare. Ma, almeno su questo tema, le carte non sono tutte in mano sua e della maggioranza, perché devono votare a favore almeno due terzi dei parlamentari. Motivo per cui è iniziato il corteggiamento di Nuova Slovenia, vero ago della bilancia. Come prevedibile il capogruppo parlamentare di NSi, Janez Cigler Kralj, al termine dell'incontro ha detto che il suo partito non sostiene la proposta discussa oggi, perché comporterebbe la centralizzazione delle scelte, privando gli elettori di influenzare la composizione del parlamento. La trattativa è solo alle prime battute, perché la data segnata in rosso è quella del 10 settembre, giorno in cui è attesa la proposta scritta dei cristiano-democratici per trovare una sintesi delle varie istanze. Nessuna riserva dagli altri due partiti della maggioranza, pur con sfumature diverse, mentre Janša ha detto senza mezzi termini che, secondo lui non se ne farà nulla. E ha poi ricordato che un sistema elettorale maggioritario a doppio turno, approvato con referendum nel 1996, è stato scavalcato con una modifica della costituzione. Anche in quel caso, ha concluso, la volontà non è stata applicata.
Valerio Fabbri