Lo sviluppo economico delle comunità nazionali autoctone slovene sui due lati del confine con Italia e Ungheria è fondamentale per la crescita delle comunità stesse. Questo processo deve passare attraverso il coordinamento tra le minoranze nazionali, le organizzazioni che ne rappresentano gli interessi e i ministeri competenti. Si racchiude in questo quadro la posizione espressa da Matej Arčon, ministro senza portafoglio per gli sloveni all'estero e nel mondo, nel discorso di apertura dei lavori della Commissione parlamentare in materia, la cui presidente, Suzana Lep Šimenko (SDS), ha posto in particolare l'attenzione sui più giovani.
La risoluzione è stata approvata all’unanimità dai deputati della commissione, anche se nel dibattito che ha preceduto la votazione il segretario regionale dell'Associazione culturale ed economica slovena, Livio Semolič, ha espresso il suo rammarico per il fatto che i governi sloveno e italiano non abbiano concluso un memorandum di cooperazione economica sul modello del fondo bilaterale tra Lubiana e Budapest, sottoscritto da Janša e Orban, che comuqnue come ha precisato Arčon deve ancora essere ratificato dalla Camera di Stato.
Ai lavori ha partecipato anche il deputato al seggio specifico della Comunità nazionale italiana, Felice Žiža, che a fine seduta ha affermato ai nostri microfoni: “Io credo sia un progetto fondamentale, perché sia una che l’altra comunità, ma direi soprattutto quella italiana in Istria, quindi in Slovenia, non ha una base economica propria per poter sviluppare questi progetti – ma il discorso vale anche per la comunità slovena in Italia –, per fare attività sul territorio, ma di ogni genere“. Come detto secondo Lep Šimenko per avere successo i progetti devono puntare sui giovani e sullo sviluppo del territorio. Questa la posizione di Semolič: “l’importante è anche definire la modalità di questo intervento, laddove dobbiamo considerare che la minoranza slovena in Italia, pur essendo una e unica, è declinata in tre province, quindi quella triestina, goriziana e udinese, e quest’ultima è in qualche modo a livello economico la più arretrata, pertanto sarebbe da definire un progetto in quest’area“. Un'opportunità anche per la comunità italiana in Slovenia. Žiža: “penso soprattutto ai progetti europei, nell’ambito di tutto quello che è la valorizzazione e la promozione della nostra cultura, delle nostre tradizioni, dei nostri usi e costumi. Però, per farlo e per garantire un futuro ai nostri giovani, dobbiamo creare posti di lavoro e valorizzare il nostro territorio, ma il territorio in senso ampio del termine“.
Valerio Fabbri