Ana Zupančič, innanzitutto che cosa è successo?

- Martedì sera una persona ha buttato una pietra sulla nostra finestra, dietro la quale c'e un arcobaleno. Credo sia stato un gesto fatto di proposito:
non so se la nostra organizzazione era l'obiettivo, ma di sicuro lo era la comunità LGBT. All'interno c'erano due persone che lavoravano: non si vedeva perché c'erano le tende chiuse, ma era evidente che qualcuno c'era perché le luci erano accese.

Che danni avete riportato?

- Per fortuna tutti stanno bene. Abbiamo riportato danni solo alla finestra.

Avete ricevuto segnali di solidarietà?

- Abbiamo ricevuto molti messaggi di solidarietà da altre organizzazioni e da persone individuali. Abbiamo anche organizzato un evento nel quale le persone sono state invitate a lasciare un messaggio di solidarietà e firmare sulla nostra finestra.

Nel 2009, di fronte all'Open Bar, ci fu un agguato - molto più strutturato - a margine di un evento direttamente collegato al Gay Pride. Inizialmente identificati e condannati, ma poi assolti per un cavillo tecnico, i responsabili hanno pagato di danni alle vittime. In quella circostanza rimase ferito l'attivista Mitja Blažič, che non ha mancato di esprimere la propria solidarietà ai colleghi di DIH. Blažič ritiene grave che esistano persone che pensano sia plausibile lanciare un sasso contro un'associazione LGBT, per di più di giorno: secondo Blažič, la tolleranza verso la violenza in Slovenia è troppa. Secondo molti attivisti, il gesto potrebbe scoraggiare molte persone a frequentare le attività future di DIH. Visto che esistono dei precedenti, siete preoccupati? Avete paura?

- Lavorando con persone discriminate, è sempre possibile avere paura. Ma il punto è non avere paura. Il punto è dire no alla paura, il punto è dire no all'omofobia, alla transfobia, alla bifobia. Il punto è dire no alla discriminazione e alla violenza.

Antonio Saccone

Foto: Radio Capodistria/Antonio Saccone
Foto: Radio Capodistria/Antonio Saccone