"Insistere per rimpatri volontari, quelli forzati non sono possibili". Lo ha detto il nuovo commissario europeo per la Migrazione, Magnus Brunner, al termine del Consiglio Affari interni dell'Unione Europea. In Siria dopo la caduta del regime di Bashar Al Assad "la situazione è volatile: finora la transizione è stata abbastanza pacifica, ma sappiamo ben poco dell'approccio che avrà chi adesso è al potere ed è difficile trarre conclusioni concrete su quello che significa per i siriani che si trovano nell'Unione Europea", ha evidenziato ancora Brunner. I rimpatri volontari in Siria dovrebbero essere sostenuti anche con incentivi economici, ha rilevato ancora Brunner rispondendo alle domande dei media sulla possibilità di prevedere compensi per i rifugiati che scelgono di ritornare in Siria.
Sull'argomento si è soffermato il Ministro dell'Interno sloveno Boštjan Poklukar. Attualmente, ha detto, non ci sono ragioni perché la Slovenia, seguendo l'esempio di molti altri Stati membri dell'UE, interrompa l'esame delle richieste di protezione internazionale di cittadini siriani. In Slovenia, che è considerato un paese di transito, ci sono infatti pochi richiedenti provenienti dalla Siria, ha dichiarato a margine della riunione dei ministri degli Interni dell'Unione europea a Bruxelles. "Naturalmente non sappiamo cosa accadrà domani. Ecco perché monitoriamo gli eventi quotidianamente" ha aggiunto Poklukar. Secondo i dati forniti dal Ministero dell'Interno al momento sono allo studio 37 richieste di cittadini siriani per la protezione internazionale. Dall'inizio dell'anno lo status è stato riconosciuto a 5 richiedenti, nel 2023 ne avevano beneficiato in 28. Dal 2011, dallo scoppio della guerra civile in Siria, la Slovenia ha concesso la protezione internazionale a 339 siriani.
Delio Dessardo