È stata la giornata del Green pass. Nel paese senza questo documento non si entra da nessuna parte o quasi. Il primo effetto è stato quello di far segnare un netto incremento dell’interesse per le vaccinazioni. Davanti ai centri specializzati non sono mancate lunghe code. I dati sono eloquenti: praticamente dalla prima settimana di giugno le vaccinazioni erano in costante calo, ma ora c’è una inversione di tendenza, anche perché più di qualcuno ha deciso di correre ai ripari evitandosi continui tamponi e la relativa spesa.
Soddisfatti i responsabili della campagna vaccinale in Slovenia. Bojana Beović, ammette che il tutto è probabilmente frutto del giro di vite e precisa laconicamente che "avrebbe preferito che le persone avessero capito il motivo per cui debbono vaccinarsi”.
La Slovenia, per percentuale di dosi inoculate, è tra i fanalini di coda dell’area Schengen e così il Green pass - ovvero il criterio Guarito, Vaccinato o Testato - è diventato il surrogato delle chiusure dello scorso anno. Intanto c’è chi la prende bene ed è contento e chi protesta. Un signore a Brežice, quando si è visto rifiutare il pieno alla pompa di benzina, ha pensato bene di lasciare l'auto lì e di andarsene. A rimuovere la vettura ci ha pensato la polizia.
Per ora comunque è emerso che non c'è uniformità nei controlli: alcuni scannerizzano il codice, altri vogliono vedere il Green pass, altri ancora si limitano a chiedere ai clienti se ce l'hanno senza verificare e alcuni fanno finta di niente e lasciano entrare tutti. Come al solito non mancano le polemiche, anche politiche, e c’è già chi annunciano battaglie a suon di carte bollate, contro le limitazioni.
Stefano Lusa