Foto: BoBo/Igor Kupljenik
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Attualmente la legge in Slovenia preveda l'adeguamento del salario minimo almeno con l'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Tuttavia, l’aggiustamento si limita spesso al minimo necessario; Miha Kordiš ha spiegato come i ministri del Lavoro solitamente prevedono infatti un incremento dell'importo minimo consentito dalla legge. "La Slovenia è seconda in Europa per abbassamento del potere d'acquisto dei dipendenti che percepiscono il minimo stipendiale in busta paga, superata solo dalla Slovacchia," ha sottolineato. Nel 2024 il "compenso" minimo è stato adeguato del 4,2%, in linea con inflazione di dicembre 2023, un incremento nettamente inferiore alla media europea, che si attesta al 10,2%. Solamente Slovacchia e Lettonia hanno registrato aumenti inferiori. Secondo Kordiš, l'anno scorso l'effettiva inflazione media annua ammontava invece al 7,4%. Inoltre, ha evidenziato, salta all'occhio un'ulteriore incongruenza; tra il 2016 e il 2023, il salario minimo è aumentato del 52%, mentre i profitti netti delle imprese hanno subito un incremento del 140%. Questa disuguaglianza, evidenzia il deputato, dimostra come l'attuale sistema favorisca il capitale a scapito dei lavoratori. La proposta di Kordiš e dei sindacati include tre modifiche principali: l'adeguamento dei salari in relazione al PIL, una nuova metodologia di calcolo e l'introduzione di un aumento straordinario che supplisca al mancato adeguamento del 2023. Damjan Volf, presidente dell'organizzazione sindacale KS 90, ha definito inaccettabile il fatto che siano 264 mila i cittadini che in Slovenia vivono al di sotto della soglia di povertà, una situazione che, secondo il sindacalista, rappresenta il risultato di una scelta politica. Evelin Tožbar, leader del sindacato Neodvisnost-Indipendenza, ha ribadito invece l'urgenza di garantire che il salario minimo basti ad assicurare una vita dignitosa ai lavoratori, esprimendo la speranza che anche gli altri sindacati aderiscano alla causa.
M.N.