Nata da una collaborazione tra la SAZU - Accademia Slovena delle Arti e delle Scienze - e il centro Cankarjev Dom (Casa di Cultura Ivan Cankar) di Lubiana, la mostra "Punk sloveno e fotografia" racconta un passaggio importante nella storia della Slovenia: il periodo che va dalla seconda metà degli anni '70 fino a metà degli anni '80, attraverso vari materiali di archivio.
"La mostra si basa veramente sulla fotografia - spiega Marina Gržinić - su come la rappresentazione del punk sia stata trasmessa in quel momento, quindi tra gli anni '70 e '80. Il punk era sia un momento politico che una visione, non era contro il socialismo, è importante dirlo, ma per il socialismo: chiedeva semplicemente la libertà. Se il socialismo sosteneva che tutti siamo uguali, il punk rispondeva che bisognava esserlo per davvero. Era quindi diverso rispetto all'Inghilterra proprio per via del socialismo - prosegue la curatrice della mostra - anche se c'erano molte analogie, come i testi che erano fantastici: un'analisi della società che credo sia la più grande poesia del tempo passato".
"Con il punk - conclude la Gržinić - la Slovenia è diventata urbana: è stata la prima volta che la gente, i ragazzi, noi, abbiamo detto che volevamo un'arte differente, fare delle cose alternative, di avanguardia. E' stato un processo storico".
Antonio Saccone