Il documento riguarda direttamente la centrale termoelettrica di Šoštanj, che produce energia elettrica utilizzando anche carbon fossile estratto dalla miniera di Velenje. Da inizio 2025 fino al 30 aprile 2027 la centrale funzionerà come impianto di teleriscaldamento per la regione comprendente i comuni di Velenje e Šoštanj, nella Slovenia settentrionale, con circa 35 mila utenti. In questo modo si eviterà il fallimento della centrale e del bacino carbonifero e ci sarà più tempo a disposizione per reperire fonti alternative di energia. Lo stato stanzierà per questo progetto 324 milioni di euro. Come spiegato dal Ministro per l'ambiente, il clima e l'energia, Bojan Kumer, si vuole scongiurare quello che rischiava di diventare il peggior scenario possibile; in caso di mancato intervento avrebbe messo letteralmente sul lastrico i dipendenti delle due società, le loro famiglie e nel complesso gli abitanti di quest'area della Slovenia. Una legge transitoria con la quale il governo garantirà la sicurezza sociale dei cittadini, tutelerà i loro posti di lavoro, mantenendo al contempo le condizioni per una vita dignitosa. "E' una vittoria di tutti quanti hanno difeso l'unica soluzione razionale e l'unica strada percorribile in queste circostanze - ha detto Kumer - per una transizione verde che non sia traumatica". Il Ministro delle Finanze Klemen Boštjančič ha puntato il dito sugli errori commessi in passato, con gli investimenti sconsiderati per il sesto blocco della centrale di Šoštanj, valutati in quasi 1,4 miliardi di euro: Boštjančič ha calcolato che i costi complessivi, tra investimenti, chiusura della centrale termoelettrica e del bacino carbonifero e riconversione industriale della regione potranno raggiungere o superare quelli per il sanamento del sistema bancario sloveno, che una decina di anni fa venne a costare per i contribuenti circa 4,5 miliardi di euro.
Delio Dessardo