Presenti al vertice di Brdo delegazioni di Bosnia-Erzegovina, Croazia, Bulgaria e Kosovo che hanno affrontato temi riguardanti l'allargamento dell'Unione Europea, la sicurezza, le prospettive per le giovani generazioni. A margine del vertice il premier dimissionario sloveno Miro Cerar ha incontrato l'omologo croato Andrej Plenković. Sulla questione confinaria le posizioni dei Paesi restano invariate: la Slovenia chiede il rispetto della sentenza della Corte d'arbitrato internazionale, la Croazia ribadisce di essere uscita dall'iter processuale prima della proclamazione del verdetto, per cui non e' tenuta ad osservarne i contenuti. In merito al paventato veto sloveno all'entrata della Croazia nell'area Schengen, Plenković ha detto che dall'adesione di Zagabria al gruppo di Paesi Lubiana avrebbe solo da guadagnare in termini di sicurezza. Tanto per cominciare "il filo spinato ai nostri confini non servirebbe piu'" ha aggiunto. Quanto alla disputa sui depositi trasferibili di cittadini croati nella ex Ljubljanska banka e nella Nova ljubljanska banka, Plenković ha tenuto a precisare che i tribunali croati operano in modo autonomo rispetto al governo. "Rispettare una loro sentenza - ha aggiunto - significa rispettare lo stato di diritto". Negli ultimi giorni la Slovenia ha inoltrato a Bruxelles una lettera per denunciare la mancata implementazione della sentenza della Corte d'arbitrato sui confini, ed ha chiesto inoltre la mediazione della Commissione Ue nel caso relativo ai depositi trasferibili croati della ex Ljubljanska banka. Un caso - lo aveva ribadito gia' il Ministro degli esteri Erjavec nei giorni scorsi - che non si puo' liquidare con indennizzi a carico dell'istituto di credito, ma che andrebbe inquadrato nell'ambito dei negoziati sulla successione della ex Jugoslavia.