Le misure restrittive adottate nei paesi del mondo al fine di contrastare la diffusione del coronavirus aumentano il rischio di episodi di violenza domestica. A lanciare l'allarme in questi giorni è stata la relatrice speciale dell' ONU per la violenza sulle donne, la croata Dubravka Simonovič. Restare in casa, quindi, per molte donne non è un invito rassicurante perché vittima di abusi domestici il periodo di isolamento forzato può significare un peggioramento dei maltrattamenti quotidiani è altamente probabile dicono gli esperti che l'ha già diffusa violenza domestica aumenti con il conseguente calo delle denunce ma l'aumento dei casi di femminicidi perpetrati dal partner. In Slovenia da quando è scattata la quarantena totale si sono già verificati casi di femminicidi tra le quattro mura domestiche.
"Il periodo di quarantena specialmente per le vittime di violenza può essere un periodo molto delicato" rileva Jasna Podreka sociologa dell'Università di Lubiana "il problema è anche pericoloso per varie ragioni. Le ricerche dimostrano che la violenza domestica aumenta specialmente nei periodi quando le famiglie sono più insieme, per esempio per le festività, vacanze estive, perciò possiamo un po' paragonare la situazione attuale ai quei periodi anche se adesso è più delicato perché le famiglie sono costrette a restare a stretto contatto. La situazione si complica perché la vittima può avere paura di chiamare aiuto o cercare l'aiuto perché il partner violento è sempre presente non può uscire, difficilmente chiama qualcuno ed è per questo anche molto problematica la situazione. E' un campanello d'allarme anche il dato che sono in discesa le denunce, le chiamate alla polizia. Le Organizzazione non governative che trattano il problema della violenza domestica confermano che le chiamate sono diminuite il che non è un segno positivo ma al contrario è un segno all'allarme, vuol dire che le vittime di violenza non hanno il coraggio di chiamare aiuto e di chiedere aiuto nel momento di bisogno." (ld)