In piazza per l'Amazzonia. Il movimento ambiantalista sloveno, sulla scia di quanto successo nei giorni scorsi a livello globale, organizza un presidio di protesta davanti all'ambasciata brasiliana a Lubiana chiedono al governo brasiliano e al presidente Bolsonaro di tutelare il proprio immenso patrimonio naturalistico e culturale, rappresentato dalle popolazioni native. In meno di tre settimane nell'Amazzonia brasiliana, a causa dei numerosi roghi scoppiati sono bruciati milioni di ettari di foresta pluviale, incrementando la crisi climatica e ambientale globale. Gli incendi rappresentano un ulteriore duro colpo alla più vasta foresta tropicale al mondo, già piegata dalla dilagante deforestazione.

Dall'inizio dell'anno, secondo dati ufficiali, sono scoppiati già 75 mila roghi, il che rappresenta un incremento del ben 85% rispetto al 2018. Gli effetti degli incendi sono devastanti sia per la natura e la sua biodiversità sia per il milione di indigeni che popolano l'Amazzonia, sottolineano anche i giovani ambientalisti sloveni che hanno aderito al movimento lanciato da Greta Thunberg; stanno distruggendo il polmone del mondo, il loro grido d'allarme.

Gli ambientalisti denunciano l'inadeguatezza delle politiche europee e mondiali in tema di cambiamento climatico. La Slovenia non fa eccezione, dicono dal movimento giovanile sloveno per la giustizia climatica, la politica slovena è complice silenzioso e coresponsabile indiretto della devastazione in Amazzonia. (ld)

Foto: Reuters
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