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I giovani della minoranza slovena in Italia e quelli della minoranza italiana in Slovenia si sono incontrati presso la sede dell'Unione dei Circoli Culturali Sloveni (ZSKD) di Trieste per un confronto sui temi dell'appartenenza e dell'identità, affrontando il periodo storico tra gli anni '20 e '50 dello scorso secolo. Organizzato dai volontari del servizio civile della stessa ZSKD e da quelli dell'Unione italiana di Capodistria, il dibattito è stato moderato dall'antropologa Martina Tonet.
Cosa ne pensa la professoressa Tonet di quanto espresso dai ragazzi?
"Le riflessioni dei ragazzi sono state varie; il tema sul quale ci si è focalizzati è stato le storie familiari e quindi sono uscite, riflessioni, memorie inerenti appunto alle storie familiari, che sono state tramandate di generazione in generazione. Azione in generazione e che hanno poi formato l'identità dei partecipanti. Inoltre, hanno avuto il coraggio anche di confrontarsi su temi del passato, su storie dove il protagonista è stato il silenzio, visto che i ragazzi hanno sottolineato come in famiglia non si sii mai parlato di quanto accaduto in passato. In particolare, mi riferisco al periodo storico della Seconda Guerra Mondiale, del dopoguerra, che sono inevitabilmente temi molto pesanti, difficili da trattare e difficili da approfondire. Sia in questo che nell'incontro precedente, i partecipanti hanno dimostrato invece che si può fare, si può parlare anche con esito positivo, perché il confronto poi porta al dialogo e quindi è una cosa importante secondo me, tanto più oggigiorno".
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I ragazzi hanno sottolineato che i loro coetanei sono molto ignoranti sul periodo storico della Seconda Guerra Mondiale e del dopoguerra. Lo ritiene anche lei? Cosa si potrebbe fare per informare di più le giovani generazioni sulla storia di queste terre?
"Sì, purtroppo l'ignoranza è una realtà, una realtà di oggi, specialmente sui temi del passato. È una situazione che bisogna in qualche modo affrontare. Si è parlato di come si potesse, eventualmente, trattare questi temi nelle scuole, in modi diversi da quelli attuali, partendo anche da un vissuto, dalle esperienze di cui è a conoscenza ognuno di noi, in modo da portare a capire ed ascoltare l'altro e quindi trovare un punto di dialogo, di incontro, perché sappiamo molto bene quanto la storia possa dividere, è successo in passato e continua purtroppo ad accadere anche nel presente. L'avvicinarsi all'altro oggi è possibile se si è disponibili all'ascolto, all'apertura ed alla condivisione del nostro passato, del nostro presente, con l'obiettivo di un futuro migliore".
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Una delle riflessioni, che più mi ha colpito è stata quella che ha fatto un ragazzo: "bisogna contrastare l'indifferenza". Lei cosa ne pensa?
"Sono assolutamente d'accordo. L'indifferenza è una malattia, la definirei proprio così, che crea solo chiusura, divisioni, muri e diffidenza e quindi è un qualcosa che bisogna assolutamente affrontare. E farlo assieme!".
Davide Fifaco