È una grande stagione per Vittore Carpaccio (1465 - 1526), oggetto negli ultimi anni di un'autentica riscoperta, con mostre, studi e restauri che hanno gettato nuova luce sull'opera del maestro del Rinascimento veneto, compresa la produzione di committenza istriana, che ha nelle due pale di Capodistria e di Pirano, datate 1516 e 1518 , le testimonianze più alte.
Adesso colui che è considerato il cantore di Venezia, testimone della vita, dei costumi e dell'aspetto straordinario della Serenissima fra Quattro e Cinquecento, sbarca negli Stati Uniti per la sua prima retrospettiva all'estero con una mostra intitolata "Il maestro narratore del Rinascimento veneziano", ospitata alla National Gallery of Art di Washington e frutto della collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia.
Un pittore, Carpaccio, poco noto negli Usa, " se non per l'omonimo piatto", come ha ammesso, in occasione dell'inaugurazione, la direttrice del prestigioso museo della capitale americana. Piatto peraltro inventato nel 1963 proprio a Venezia, da Giuseppe Cipriani, il fondatore dell'Harry's Bar, che volle chiamare così la sua preparazione a base di carne cruda perché il colore gli ricordava quelli intensi, vividi, dei quadri di Carpaccio, di cui in quel momento si teneva una mostra a palazzo Ducale.
L'esposizione di Washington, che resterà aperta fino a febbraio, conta circa 45 dipinti e 30 disegni. Tra le opere scelte, alcune sono state restaurate appositamente per la mostra, con il contributo di Save Venice, il Comitato statunitense per la salvaguardia di Venezia. È il caso, fra gli altri, di due capolavori come il dipinto raffigurante "Sant'Agostino nello studio" e l'altro dedicato a "San Giorgio e il drago", dei primi del Cinquecento. E ci sono anche opere esposte fuori Venezia in via del tutto eccezionale: tra queste il ciclo narrativo completo dei sei teleri delle "Storie della Vergine", realizzato fra il 1502 e il 1508 per la Scuola di Santa Maria degli Albanesi.
Dal mese di marzo la mostra sarà a Palazzo Ducale, trovando una naturale appendice nei cicli decorativi carpacceschi presenti a Venezia, dalle Gallerie dell'Accademia (con il bellissimo e grandioso ciclo delle Storie di Sant'Orsola, una delle opere-simbolo delle Gallerie) alla Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, eretta dalla comunità dalmata veneziana, e per la quale Carpaccio dipinse episodi di leggende dei santi dalmati Giorgio, Trifone e Girolamo.