Perché mettere in scena un film, e perché mettere in scena "E la nave va"? Intanto "perché l'arte di Fellini in questo film si avvicina molto alla scena teatrale, il ponte di una nave rappresenta una buona metafora per le tavole del palco". Parola di Igor Pison, regista triestino attivo sia nel nel teatro di prosa che nell'opera, che per il Dramma italiano cura regia e adattamento dello spettacolo "E la nave va", contributo della compagnia fiumana alle celebrazioni per il centenario della nascita del grande maestro del cinema (2020).
Ricordiamo rapidamente la trama del film. Uscito nel 1984, "E la nave va" racconta la storia di una crociera organizzata per spargere in mare le ceneri di una famosa cantante lirica. È il 1914, vigilia della prima guerra mondiale, e sul piroscafo salpato dal porto di Napoli i passeggeri sono praticamente tutti cantanti e musicisti amici della defunta artista, personaggi pittoreschi e un po' decadenti, che sembrano appartenere ad un altro secolo. Il corso della Storia però irrompe con forza nella quotidianità della gente a bordo, fino a che, nel finale, una corazzata austriaca cannoneggia il piroscafo italiano, facendolo affondare. Una parabola che richiama chiaramente quella del Titanic.
Nota a questo proposito Pison che l'aver spostato la storia nel passato "sottolinea l'atteggiamento di Fellini nei confronti del teatro d'opera piuttosto polveroso e antiquato, che - soprattutto in Italia - è diventato una caricatura di sé stesso".
Lo spettacolo - a cui danno vita gli attori della compagnia italiana dell'Ivan de Zajc (Giuseppe Nicodemo, Leonora Surian Popov, Mirko Soldano, tra gli altri) - diventa così anche un invito a riflettere sulla funzione del teatro, che, chiosa da parte sua il direttore Giulio Settimo, "è sempre meno sovvenzionato", e sulla "necessità di una rinascita di questa splendida arte".