È un percorso a suo modo singolare quello di Vasja Bratina, approdato dagli studi di ingegneria meccanica alla psicoterapia e quindi alla scrittura giornalistica e alla critica letteraria prima di dedicarsi alla traduzione in età matura. E benché traduca anche dal croato, dal serbo e dall'inglese, la commissione giudicatrice del Premio letterario euro-mediterraneo Pont 2024, promosso dal Centro di ricerche scientifiche ZRS di Capodistria e dalla casa editrice Beletrina, ha voluto assegnargli il riconoscimento della sezione Traduzione soprattutto per il vasto corpus di opere tradotte dall'italiano, ambito nel quale - ha precisato introducendo la conversazione a Palazzo Brutti la professoressa Vesna Mikolič - Vasja Bratina ha colmato una grande lacuna, traducendo, fra i tanti, "giganti" come Umberto Eco o Claudio Magris.

Cos'è per lui la traduzione letteraria, Bratina - lubianese classe 1963 - l'ha spiegato in dialogo con Sonja Polanc, essa stessa traduttrice oltre che attrice: è il tentativo di dare all'autore che si traduce la voce che avrebbe avuto se avesse scritto nella lingua di arrivo della traduzione. Un atto creativo insomma.

Come si decide cosa tradurre? Si scelgono quegli autori, risponde ancora Bratina, che in un certo momento hanno qualcosa da dirti, ti danno le risposte che vai cercando. È il caso, da ultimo, di Natalia Ginzburg (di prossima uscita l'edizione slovena di "È stato così") e della Nobel Grazia Deledda, di cui sta traducendo il romanzo "Elias Portolu".

La traduzione è un piacere ma anche un rovello alla ricerca della parola giusta. Vi sono autori che propongono problemi specifici. Nel sardo Giulio Angioni, per esempio, di cui Bratina ha "traghettato" nella lingua slovena il romanzo "Le fiamme di Toledo", l'espressione "gente rubia" equivale a 'fenicotteri rosa'.

Quanto al rapporto con i "suoi" autori, Vasja Bratina ha offerto un affettuoso ricordo di Predrag Matvejević, di cui ha tradotto (in questo caso dal croato) il celebre "Breviario mediterraneo". Anche Umberto Eco si è dimostrato estremamente disponibile, fornendogli indicazioni per la traduzione di un testo particolarmente complesso com'è "Il pendolo di Foucault".

A proposito della ricezione della letteratura italiana in Slovenia, la ritiene buona: gli autori italiani sono letti e amati, anche se restano ancora da tradurre alcuni classici. I grandi libri - chiosa Bratina - non possono mancare in traduzione, perché arricchiscono ogni cultura.

Il traduttore Vasja Bratina con Sonja Polanc (a sin. nella foto) e Vesna Mikolič
Il traduttore Vasja Bratina con Sonja Polanc (a sin. nella foto) e Vesna Mikolič