La misura è stata varata dal Ministero della cultura assieme ad altre nel quadro del pacchetto di contenimento degli esborsi dal bilancio dello stato e quindi di contenimento della spesa pubblica in periodo di emergenza sanitaria. Il provvedimento non ha lasciato indifferenti nè gli addetti ai lavori nè l'opinione pubblica, sempre sensibili a qualsiasi tipo di risparmio richiesto al settore della cultura, già di per sè penalizzato e sempre con l'acqua alla gola. Certo le necessità di far quadrare il bilancio dello stato sono impellenti, la situazione e grave e mai come adesso il vecchio adagio per cui »la cultura non si mangia« viene a puntino ai buracrati dello stato, per i quali le voci positive del bilancio ben sostituiscono le inquadrature e le frasi poetiche di film e libri. Non ci stanno in particolare i politici del partito Sinistra e infatti, fatta salva l'opinione che il cinema sia di sinistra, si sono mossi con ampie critiche nei confronti del governo che, secondo il loro giudizio, ancora una volta dimostra di non avere a cuore, di non comprendere le esigenze e nemmeno le propriotà del mondo della cultura. In base ai dati raccolti, a seguito di questa misura, un numero considerevole di operatori culturali rimarrà senza lavoro e quindi senza mezzi di sostentamento. Il risparmio che si vuole imporre d'ufficio è in sostanza poca cosa rispetto agli esborsi generali dello stato e per il mondo della cultura ha sempre effetti deleteri a lungo termine. Nella lettera di protesta fatta pervenire dal partito Sinistra al governo viene richiesto di far rientrare il provvedimento e di permettere ai due settori di portare a termine i concorsi già in essere, nonchè di acconsentire la pubblicazione di quelli già in programma per l'anno in corso.
Miro Dellore