Non si può dire che Fiume abbia dimenticato Venucci, intenso interprete e sperimentatore del Novecento il cui nome è legato alla comunità italiana per la scuola di pittura da lui diretta a Palazzo Modello e per l'opera di insegnante prestata nelle scuole italiane cittadine. Tuttavia una ampia retrospettiva dell'artista come quella da poco inaugurata al "Cubo", sede distaccata del Museo civico, mancava da lungo tempo. Esposte, a cura di Ema Makarun, una settantina di opere, tra dipinti e disegni, provenienenti da raccolte pubbliche e private, con alcuni inediti. Diversi prestiti sono stati concessi da Mauro Stipanov, uno degli allievi prediletti di Venucci e vero 'spiritus movens' della mostra.
Nato nella Fiume ungherese nel 1903, con un cognome magiaro-boemo ((Wnoucsek), e morto nel 1976, Romolo Venucci - pittore ma anche scultore formatosi all'Accademia delle belle arti di Budapest - iniziò aderendo alle formulazioni avanguardistiche del costruttivismo e del futurismo che costituivano il terreno comune di tanti giovani artisti attivi fra le due guerre. Venucci ha dalla sua il talento, che gli guadagna l'attenzione della committenza e della critica, e comincia a esporre, non solo nella sua città ma anche in altre province italiane. Approderà più tardi a un realismo ricco di valori umani e poetici. Sono ben note le sue vedute della Cittavecchia fiumana: un mondo che l'artista vede scomparire sotto gli occhi e che si farà carico di ritrarre per un senso del dovere civile. Negli anni Sessanta infine la sua costante sperimentazione lo porterà a indagare nuove possibilità espressive attraverso la pittura astratta, da cui il titolo della mostra fiumana, "Viaggio verso l'astrazione". Fra le opere di questo ultimo periodo un focus particolare è dedicato alle "Rocce", ispirate alle scogliere quarnerine, un ciclo di composizioni di grande suggestione, in cui a giudizio di Mauro Stipanov, Venucci perviene ad esiti paragonabili a quelli del suo periodo creativo più felice degli anni Trenta.
La mostra si visita fino all'11 maggio.