Foto: Reuters
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Le autorità del Kosovo hanno disposto la chiusura di una filiale delle Poste Serbe, di un centro di assistenza sociale e di alcuni altri uffici dell'amministrazione serba a Gračanica, enclave serba a pochi chilometri dalla Capitale Priština. La chiusura è stata effettuata dalle forze di Polizia locali che hanno apposto i sigilli agli ingressi e informato i dipendenti che non potranno più svolgere il loro lavoro. Si tratta di nuovi provvedimenti a carico di strutture che il Governo di Priština considera istituzioni parallele della Serbia che operano illegalmente nel Kosovo. La settimana scorsa in un'analoga operazione di Polizia erano stati chiusi nel settore nord, serbo, di Kosovska Mitrovica un ufficio dell'amministrazione fiscale di Belgrado e una filiale di un'assicurazione serba. Nei mesi scorsi, dopo la messa al bando del dinaro serbo, i responsabili kosovari avevano chiuso numerose altre istituzioni serbe tra cui filiali di banche, uffici postali, e centri di assistenza sociale. Immediata è stata la condanna di Belgrado, che non riconosce l'indipendenza del Kosovo, considerato ancora provincia meridionale a maggioranza albanese e parte integrante del territorio serbo. Il Capo dell'Ufficio governativo serbo per il Kosovo e Capo Negoziatore nel dialogo con Priština facilitato dall'Unione Europea Petar Petkovič ha accusato il Governo del Premier Kurti di avere scelto la strada della violenza e delle azioni unilaterali, senza alcun interesse al negoziato per la normalizzazione dei rapporti. Petkovič ha aggiunto che il terrore da parte della dirigenza kosovara mette in pericolo il dialogo e che è chiaro che per tutto ciò non è responsabile solo Kurti ma anche l'Unione Europea.

Franco de Stefani