La Francia ha ufficialmente vietato i voli nazionali a corto raggio dove esiste in collegamento ferroviario che impieghi meno di due ore e mezza per muoversi tra due destinazioni. Un'iniziativa sbandierata a destra e manca dall'amministrazione Macron che vuole così dimostrare la sua volontà di ridurre le emissioni nocive, ma che attivisti e organizzazioni per il clima criticano, affermando che si tratta solo di parole.
Una constatazione confermata dai dati pubblicati in un articolo di Euronews. In data 25 maggio, a un giorno dalla sua entrata in vigore, è stato, infatti, rilevato che ad esempio la tratta da Parigi a Lione, che prevede due ore di viaggio con il treno, continua ad essere coperta da cinque voli giornalieri, come d'altronde anche quella da Parigi e Bordeaux con partenza dall'aereoporto "Charles de Gaulle".
Attualmente il divieto sembra aver coinvolto solo 3 percorsi: Parigi Orly- alla città occidentale di Nantes, Parigi Orly-Bordeaux e Parigi Orly-Lione (questi ultimi due in realtà erano già stati cancellati da AirFrance nel 2020 a seguito della recessione economica causata dalla pandemia).
Il divieto, che, quindi, per ora non è praticamente applicato, dovrebbe rimanere in vigore per tre anni e riguardare solo 5.000 voli all'anno su quasi 200.000 voli nazionali in Francia, ovvero il 2,5% del totale delle tratte interne. Secondo la direzione generale dell'aviazione civile, questo divieto ridurrà solo 55.000 tonnellate di CO2 all'anno, che rappresentano il 2,6% delle emissioni totali dei voli nazionali in Francia.
Una legge che sembra voler solo gettare fumo negli occhi, piuttosto che incidere realmente sull'ambiente, un tema sempre più sentito soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione francese.
Barbara Costamagna