L’intervento della Banca Centrale Svizzera sembra aver per il momento tamponato la situazione, ma la crisi profonda in cui è caduta Credit Suisse, la seconda Banca Svizzera, aveva rigettato in profondo rosso le borse europee, già messe a dura prova all’inizio della settimana dal fallimento della Silicon Valley Bank. Milano aveva perso più del quattro per cento e risultati simili erano stati segnati dagli altri mercati.
Alla base della crisi della banca e del crollo delle azioni c’è stata la decisione della Saudi National Bank, partecipata per il 37 per cento dal fondo sovrano saudita, e maggior azionista di Credit Suisse, di non appoggiare un nuovo sostegno finanziario, ma i problemi sono più antichi: nel 2021 l’istituto aveva perso 6 miliardi di franchi con il fallimento di fondi speculativi americani, chiudendo l’anno con un rosso di un miliardo e mezzo di franchi. Il 2022 non era andato meglio, con una perdita annunciata di oltre 7 miliardi di franchi, e un rating di Standard & Poor’s calato a Bbb-, che indica una situazione deteriorata.
L’intervento della Swiss National Bank ha scongiurato però per ora lo scenario più buio per il futuro di Credit Suisse, vale a dire il ripetersi di una caso Lehman Brothers e il percolo di innescare una spirale che avrebbe potuto inghiottire tutto il comparto bancario e di seguito anche l’economia reale.
Le vendite su tutti i bancari erano state forti ieri, ma oggi le borse sembrano confidare nel salvataggio da parte della Banca Centrale Svizzera, che ha aperto una linea di credito pari a 50 miliardi di franchi svizzeri, 53 miliardi di dollari, dando ossigeno alla banca, che ha recuperato valore delle azioni, dopo aver perso il 24 nella seduta di ieri.
I rischi di una crisi sistemica sono però tutt’altro che alle spalle e la situazione potrebbe influire sulle decisioni della Banca Centrale Europea, che proprio oggi deve decidere se, e in che misura, aumentare i tassi d’interesse per continuare la lotta all’inflazione.
I problemi al sistema bancario, con il rischio di un irrigidimento del credito e blocco dell’economia reale, non dovrebbero però far cambiare atteggiamento alla banca di Francoforte che dovrebbe confermare il rialzo dei tassi dello 0,50 per cento, anche alla luce del fatto che nell’Unione europea, esclusa quindi la Svizzera, la stretta vigilanza e le regole sulla capitalizzazione hanno costretto le banche di avere bilanci più solidi. La situazione potrebbe essere addirittura vantaggiosa per le banche del vecchio continente, per la possibilità che, viste le incertezze delle banche svizzere e americane, gli investitori si spostino sulle banche europee considerate più sicure. La BCE sta comunque chiedendo alle banche di tutta Europa di comunicare la loro esposizione sull'istituto di Zurigo.
Alessandro Martegani