Sul fronte europeo Scholz e Macron hanno giocato di anticipo, indicendo una videoconferenza solo tra un ristretto gruppo dei negoziatori. Potranno, così, presentarsi domani al tavolo di contrattazione già con la maggioranza pronta a favore della riconferma alla guida del Consiglio europeo di Ursula von der Leyen, affiancata da Costa e Kallas. Fuori dalla porta sono rimasti Fico, Orban, Fiala e Giorgia Meloni che negli scorsi giorni aveva cercato di posticipare la firma di un accordo per la presidenza europea dopo il voto di questo fine settimana in Francia, sperando di poter far pendere la bilancia verso il suo gruppo grazie alla probabile vittoria di Marine Le Pen e del suo partito.
La premier italiana non ha nascosto la sua irritazione per la scelta di Scholz e Macron e per l’esclusione; tanto che nella comunicazione fatta ieri alla Camera, ha denunciato con toni molto duri un’operazione che, secondo lei, sarebbe stata portata avanti palesemente contro la volontà dei cittadini europei che si sarebbero espressi per un Europa diversa. All’Italia resta comunque destinata una vicepresidenza di peso della Commisione e i meloniani potranno cercare ancora di alzare la posta in cambio di una loro approvazione al nome della von der Leyen. L’Italia in pratica può ancora portare a casa un buon risultato, ma il messaggio al suo governo è stato chiaro: i giochi per ora li fanno ancora altri e il Ppe e i socialisti contano ancora a Bruxelles.