“Il bicchiere non è nemmeno mezzo pieno”: è la considerazione che Frank Elderson, membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, dedica all’attenzione che banche dell’Eurozona riservano ai rischi legati al clima e all’ambiente.
La BCE da tempo ha richiamato gli istituti di credito ad attrezzarsi contro i rischi legati della crisi climatica e ambientale e, sebbene le banche abbiano iniziato a farlo, c'è ancora molta strada percorrere prima che siano realmente preparate a cambiamento climatico. Negli scorsi anni la BCE aveva anche assegnato a ciascun istituto delle tabelle di marcia per adattare i proprio sistema di credito ai rischi legati al clima: fra gli impegni richiesti alle banche c’era una valutazione completa dell’impatto dei cambiamenti climatici e della transizione verde sull’attività dei clienti e successivamente l’inclusione dei rischi climatici e ambientali nella governance, strategia e gestione del rischio, per poi arrivare a soddisfare entro il 2024 tutti i parametri di vigilanza sui rischi climatici e ambientali, che saranno inseriti anche nella valutazione dell'adeguatezza patrimoniale interna e nelle prove di stress.
Un processo che è iniziato, scrive Frank Elderson sul blog ufficiale della BCE, ma che si sta sviluppando troppo lentamente. Il 96 per cento delle banche ha dei vuoti nell'identificazione dei rischi legati al clima e all'ambiente, “non è ancora in grado di coglierne l'intera portata e quasi tutti i consigli di amministrazione sono ancora ignari di come si svilupperanno questi rischi nel tempo”. La maggior parte dei documenti strategici delle banche sono pieni di riferimenti al cambiamento climatico, ma gli effettivi cambiamenti nelle fonti di reddito sono scarsi: la maggior parte delle banche non ha una tabella di marcia e non sa cosa farà con i clienti che potrebbero non avere più fonti di reddito sostenibili a causa della transizione verde: “In altre parole, - dice Elderson - troppe banche sperano ancora nel meglio senza prepararsi al peggio”.
Più della metà degli istituti poi, non mette in pratica le regole che si è data per trattare con i clienti impegnati in attività rischiose: “molti clienti, anche i famigerati inquinatori, sono stati esentati dalla politiche e che alcune banche hanno ignorato i chiari avvertimenti dei propri specialisti” esponendosi a rischi.
Nonostante tutto però ci sono istituti che stanno aprendo la strada, considerando effettivamente rischi ambientali nelle proprie politiche, e la Bce, pur confermando che le banche saranno in grado di gestire completamente i propri rischi legati al clima e all'ambiente entro la fine del 2024, e ribadisce l’intenzione di vigilare sul sistema e, se necessario, prendere provvedimenti per spingere le banche a diventare “resilienti e meglio attrezzate per un'economia che affronta la crisi climatica e ambientale”.
Alessandro Martegani