"Il regime è caduto!" Con queste parole Zdravko Krivokapić, leader della coalizione conservatrice e filo-serba "Per il futuro del Montenegro", prima forza dell'opposizione, ha salutato ieri sera la storica sconfitta del presidente Milo Đukanović alle elezioni parlamentari tenute domenica nella piccola repubblica sull'Adriatico.
Con un'affluenza record del 76%, nonostante le pesanti misure anti-COVID, le consultazioni hanno segnato una svolta per il Montenegro che - per la prima volta dal 1991 - ha visto la sconfitta del "padre padrone" Đukanović e del suo Partito democratico dei socialisti, messi in crisi dalle ricadute economiche della pandemia e dalle polemiche su una controversa legge sulle proprietà ecclesiastiche, approvata nel 2019, che ha messo il governo in rotta di collisione con l'influente Chiesa ortodossa serba.
Col 35% delle preferenze il partito del presidente conserva la maggioranza relativa, ma non ha i numeri per mettere insieme una nuova compagine di governo. Numeri che, almeno sulla carta, avranno invece le tre principali forze d'opposizione: la citata coalizione "Per il futuro del Montenegro", che ha raccolto oltre il 32% dei voti, l'alleanza liberale e pro-europea de "La pace è la nostra nazione", arrivata al 12,5% e i progressisti di "Nero su bianco" col 5,5%: percentuali che si traducono in 41 seggi sugli 81 del parlamento di Podgorica.
La vera sfida per la creazione di un nuovo governo, che con tutta probabilità avrà un carattere tecnico, sarà però trovare il collante in grado di tenere unite le variopinte forze dell'opposizione, tenute insieme fino ad oggi soprattutto dalla volontà di mettere fine al potere trentennale di Đukanović.
Francesco Martino