Venerdì scorso sono iniziati gli scontri, quando le forze dell’ordine kosovare sono intervenute in alcuni comuni per disperdere gli esponenti della comunità serba che volevano impedire l’ingresso nei comuni ai sindaci di etnia albanese. Quest’ultimi non vengono riconosciuti da Belgrado e dalla comunità serba, la quale ha boicottato l’appuntamento elettorale. Le truppe della missione guidata dalla Nato hanno dovuto isolare l’area davanti al Municipio di Zvecan per evitare nuovi scontri dopo che negli scorsi giorni hanno causato il ferimento di 30 soldati internazionali, dei quali 14 militari italiani. La tensione ancora alle stelle, quindi, ha portato la Nato alla decisione di aumentare il contingente della missione di 700 unità. Inoltre, “a un ulteriore battaglione di forze di riserva è stato ordinato di ridurre i propri tempi di preparazione al dispiegamento da quattordici a sette giorni, per essere pronto a rafforzare le forze se necessario” ha stabilito il comando della Forza alleata congiunta di Napoli. È stato anche spiegato che “la decisione è una misura prudente per garantire che la Kosovo Force abbia le capacità di cui ha bisogno per mantenere la sicurezza in conformità con il nostro mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. A tal proposito, l’Alto rappresentante dell’Unione europea, Borrell, si è detto “favorevole con la decisione del Segretario generale della Nato Stoltenberg di schierare altre 700 truppe” e ha aggiunto che continuerà il coordinamento e la cooperazione con la missione di pace, in quanto “la calma deve essere ripristinata”.
B.Ž.