A seguito della ribellione del 25 giugno, il leader Wagner è volato a San Pietroburgo, e dopo non aver dato notizie per qualche giorno, si è fatto vivo tramite un audio di 11 minuti nel quale spiega la sua versione di quanto avvenuto negli ultimi giorni in Russia. Prigozhin e gli altri ufficiali del gruppo militare avevano deciso di deporre le armi a Rostov il 30 giugno, rifiutando di entrare a far parte delle forze armate regolari, ma poiché sono stati bombardati, hanno intrapreso la cosiddetta “marcia della giustizia verso Mosca” per esprimere la propria protesta. A seguito della dichiarazione di Prigozhin, il presidente Putin ha deciso di parlare alla nazione, condannando quelle che ha definito “azioni criminali di chi ha messo in atto un ammutinamento armato”. Il leader russo ha ringraziato le sue forze armate per aver salvato la nazione dalla rivolta di Prigozhin, il quale però non è mai stato nominato direttamente. L’azione scatenata dal gruppo Wagner è stata definita da Putin come un “tradimento” nei confronti nel Paese ma anche per gli stessi combattenti della compagnia. Infine, il presidente russo si è detto grato al suo omologo Lukashenko per il contributo dato a risolvere la situazione in cui si è improvvisamente trovata la Russia. Putin ha anche invitato i soldati della Wagner ad arruolarsi con le forze armate russe regolari, oppure di recarsi nella vicina Bielorussia. Ed è stato proprio Prigozhin ad arrivare a Minsk nel corso della mattinata, più precisamente in un aeroporto militare vicino la capitale. Nel frattempo, Lukashenko ha dato al suo esercito l’ordine di essere pronto a combattere, in quanto a seguito della rivolta armata guidata dal gruppo Wagner, il leader bielorusso vuole essere pronto alle minacce che incombono sulla loro terra, minacce che, come ha spiegato, “arrivano di nuovo dall’Occidente”.
B.Ž.