La sala di palazzo Tonello piena, un monitor su cui scorrono i momenti più significativi della storia dell’associazione, in prima fila i rappresentanti delle istituzioni e i parlamentari che hanno contribuito alle attività del sodalizio e un nuovo logo per celebrare i 70 anni di storia dell’Unione degli Istriani.
È stato Massimiliano Lacota, presidente dell’Associazione, nata nel novembre del 1954 a Trieste, a ripercorrere la storia dell’organizzazione che ha riunito gran parte della comunità degli esuli che hanno lasciato l’Istria, Fiume e la Dalmazia con l’esodo, dalla nascita con l’assemblea al cinema Alabarda a Trieste del ’54, passando per la battaglia contro il trattato di Osimo, fino alla soddisfazione per l’approvazione della legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, per arrivare ai 70 anni di attività.
Proprio coltivare la memoria, come hanno ricordato anche alcuni degli interventi nel corso della cerimonia, è la missione principale dell’organizzazione guidata da Lacota, che però, nella cerimonia organizzata a palazzo Tonello in occasione della presentazione del logo dei 70 anni, ha ricordato anche le attività a favore dei giovani e la volontà di guardare al futuro.
“Il futuro - spiega – può essere Inteso in maniera diversa rispetto ai contesti che vogliamo inquadrare: penso al fatto di continuare ad essere un punto di contatto con le nuove generazioni, nate in contesti completamente diversi. Parlo di pronipoti dei veri esuli, che naturalmente non riescono ad avere il collante dei propri padri, che erano nipoti, e tanto meno dei propri nonni, che erano i figli dell'esodo. Abbiamo dato all'associazione anche una connotazione di sostegno: nel 2023 ad esempio abbiamo ricollocato, perché avevano bisogno di lavorare, circa 300 figli e nipoti di esuli nostri associati, mettendo in comunicazione domanda e offerta, di artigiani e imprenditori che appartengono alla nostra comunità. Questo non è solamente un luogo dove si parla di memoria, di Esodo, di storie tragiche, ma dove si può anche trovare un aiuto nei momenti di difficoltà: in questo senso intendevo il futuro. Certo, ci può essere un futuro anche riguardo alle terre lasciate, ma per fare un discorso molto chiaro bisogna che gli attori siano molto trasparenti”.
Riguardo la legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, che proprio quest’anno compie 20 anni, Lacota sottolinea come ormai “in Italia si parla in maniera diffusa di questi temi”. “Non sempre se ne parla come sarebbe giusto fare, almeno secondo i nostri principi e i nostri canoni, però almeno se ne parla, e questo indubbiamente è merito del Giorno del Ricordo, perché costringe le pubbliche amministrazioni, le scuole, consessi culturali a fare memoria di questa tragedia. Poi si può dire che la memoria non è forse tanto completa, e che a volte si parla di quello che è successo, di Foibe ed Esodo, in maniera abbastanza diffusa ma non si parla per esempio del debito che l'Italia ha rispetto a tutta una serie di risarcimenti mai dati, forse non si parla neanche tanto del fatto che esistono ancora in Slovenia e Croazia delle minoranze italiane sulle quali si fanno delle riflessioni non sempre corrette, non sempre sufficienti. Detto questo chiedere di più sarebbe difficile, anche perché quelli che parlano di queste cose sono normalmente storici, ma soprattutto persone appassionate che sanno e non sanno tutto quello che bisogna raccontare. Detto questo, se devo mettere sul piatto della bilancia questi vent'anni, credo che siano vent'anni positivi”.
Lo stesso Lacota, con le autorità presenti, al termine della cerimonia ha scoperto i pannelli con il logo che, come tradizione ogni cinque anni, ricorda la ricorrenza, con lo stemma dell’Unione degli istriani inserito nel numero 70, a sua volta abbracciato dal tricolore. Quella dell’inaugurazione è stata però solo la prima delle attività pensate in occasione dell’anno giubilare: dopo il giorno del Ricordo, in programma ci sono, fra le altre cose, anche un concerto e una cerimonia nella sede della Giunta regionale il prossimo novembre.
Alessandro Martegani