Foto: Martegani
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A Gorizia e Nova Gorica l’avvio della capitale della Cultura, a Trieste proteste e manifestazioni: sono due scenari opposti quelli dei due capoluoghi, messi sotto pressione nella stessa giornata, ma per motivi diametralmente opposti.
L’8 febbraio, infatti, saranno due le manifestazioni che attraverseranno Trieste. Quella presumibilmente più frequentata sarà la manifestazione organizzata dai sindacati per denunciare la crisi del settore industriale nell’area di Trieste.
Dopo le vicende del complesso industriale Wärtsilä, nel giro di poche settimane si sono aperte altre crisi industriali come quella della Flex, azienda che opera nel campo delle telecomunicazioni, venduta dall’oggi al domani a un fondo che ha annunciato 200 esuberi, quella della Ublox, azienda formalmente in liquidazione, in cui sono stati annunciati quasi 200 esuberi, e la Tirso, in solidarietà da agosto e al momento ancora senza prospettive, con 173 posti a rischio. Una situazione che denuncia un cortocircuito fra la gestione delle aziende e il progetto industriale dell’area, e su cui i sindacati hanno deciso di scendere in piazza.
Cgil, Cisl e Uil sottolineano la necessità di difendere il settore industriale, anche alla luce del fatto che si tratta di aziende ad alta specializzazione e che altri settori trananti, come turismo e logistica, “non sono in grado di garantire pari salari e qualità del lavoro”. Le tre sigle, che hanno avviato anche una campagna d’informazione, parlano di “desertificazione industriale”, che rischia di far spopolare la città, e “arroganza delle multinazionali”.

Foto: Martegani
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Ancor più dura la USB, l’Unione sindacale di Base, che parteciperà al corteo che partirà alle 9:30 da piazza Oberdan, e ha chiesto un cambiamento radicale della politica industriale, in regione e a livello nazionale, con le tutele dei settori ritenuti strategici, come le telecomunicazioni ad esempio, anche a costo di tornare alle aziende di Stato con “nazionalizzazioni ed espropri”, ha detto Massimiliano Generutti. “Qui non c’è una crisi industriale - ha aggiunto - ma una crisi della politica. Ci sono dei settori strategici di cui la politica si occupa e altri no. Il settore delle comunicazioni è strategico, e sono necessari accordi in modo da creare un polo delle comunicazioni pubblico”.
“La manifestazione di sabato – ha concluso - deve essere all’attacco, con proposte per rilanciare l’industria della città, chiedere delle leggi chiare, e la nazionalizzazione dei settori strategici, per levare ai privati la regia dei nostri paesi. Sabato auspichiamo che la politica non parli, ma si dedichi ad atti concreti, con una discussione parlamentare che ridefinisca i settori strategici di questo paese”.

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Nel pomeriggio Trieste sarà però attraversata da un’altra manifestazione, ma di segno completamente diverso: l’Associazione Trieste Pro Patria, che lo scorso 26 ottobre aveva già organizzato un corteo in occasione dei 70 anni di ritorno di Trieste all’Italia, ha infatti annunciato una manifestazione, con partenza sempre da Piazza Oberdan ma alle 16:00, nell’ambito delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo. I manifestanti andranno fino al Monumento all’Esodo di piazza Libertà, per commemorare “l’Esodo Giuliano-Dalmata e le sue conseguenze”.

Alessandro Martegani