Foto: Facebook/Consorzio Italiano di Solidarietà
Foto: Facebook/Consorzio Italiano di Solidarietà

L’incontro è stato organizzato dall’ICS, il Consorzio Italiano di Solidarietà, con l’obiettivo di discutere di cosa sta succedendo alla frontiera italo-slovena e per riflettere sull’avvio della scrittura di un “Nuovo Patto Europeo per l’immigrazione e l’asilo”. Il film-documentario proiettato è stato riproposto durante la settimana delle elezioni regionali, dopo che è stato presentato per la prima volta al Trieste Film festival a gennaio 2023. Le testimonianze fanno riferimento alla situazione che si è verificata fino al mese di novembre 2022, mentre riguardo le condizioni attuali ce ne ha parlato il presidente dell’ICS, Gianfranco Schiavone.

“Noi siamo una città di frontiera, qui arrivano migliaia di persone ogni anno, sia in transito sia per chiedere asilo. Riguardo gli arrivi abbiamo una statistica, un rapporto che pubblicheremo tra poco, ma posso intanto anticipare un dato generale, cioè che abbiamo avuto circa 13mila arrivi nel 2022, il 70% sono afghani e l’età media è in progressivo abbassamento. Parliamo quindi di persone che fuggono da condizioni di violenza, persecuzioni molto violente, che chiedono protezione all’Italia o ad altri paesi.”

Schiavone ha voluto anche esprimere il suo pensiero a proposito delle riammissioni informali, delle quali si è discusso alla fine della proiezione, e ha fatto riferimento in particolar modo alla politica regionale del Friuli-Venezia Giulia.

“La Slovenia ha una condotta corretta, quindi non accetta le proposte di riammissione che arrivano da parte dell’Italia. Ma comunque anche la parte italiana bisogna dire che aldilà delle dichiarazioni politiche, sempre sopra le righe e scomposte, in realtà la gestione è più attenta rispetto ai momenti di cui parla il docu-film che abbiamo visto, quindi le vicende e la violazione delle normative. La situazione attuale non sarebbe preoccupante se non per due motivi: il primo è che in Italia il sistema di accoglienza è al collasso, non perché ci sono troppe persone ma perché è stato mal organizzato in tutto il territorio nazionale. Il secondo motivo è legato al fatto che è incomprensibile l’atteggiamento del governo italiano, il quale continua a sostenere che le riammissioni si possono fare, sapendo che non è così, oppure non rispondendo alle domande. È chiaro che faccio riferimento anche alla politica regionale, in quanto è una prospettiva decisamente catastrofica per tutti, non solo per i migranti ma anche per i cittadini che credono nelle istituzioni e nella correttezza dell’operato delle istituzioni.”

B.Ž.