L’omaggio dei due presidenti ai luoghi della memoria e la restituzione del Narodni Dom hanno chiuso un capitolo: ora è il momento d’investire sui giovani e guardare con ottimismo al futuro e ai rapporti fra le varie componenti di Trieste.
È questo il messaggio condiviso da gran parte degli interventi pronunciati nel corso della celebrazione dell’anniversario dell’incendio del Narodni Dom, organizzata nell’Aula magna dello storico edificio di Trieste, recentemente restituito alla comunità slovena dopo l’incontro fra i due presidenti, Borut Pahor e Sergio Mattarella nel 2020, proprio in occasione del centenario dell’incendio che segnò l’inizio di un periodo buio per la comunità slovena in Italia.
Molte delle personalità intervenute, come Rado Race, presidente della Fondazione Narodni dom, nata proprio per gestire l’edificio e il passaggio alle organizzazioni della comunità linguistica, hanno ricordato come “l’accordo sul Narodni Dom firmato lo scorso marzo sia un segno importante per il superamento dei vecchi conflitti”, anche grazie alla crescita della coscienza europea. “La restituzione del Narodni dom – ha aggiunto Race – è un investimento per il futuro della città e delle giovani generazioni, e il nostro compito è educarle a uno spirito nazionale, ma anche alla convivenza”.
“Oggi il 13 luglio è un giorno di festa”, ha aggiunto l’ex ambasciatore della Repubblica di Slovenia in Italia, Tomaž Kunstelj, che ha ripercorso i passi che hanno portato allo storico omaggio dei due presidenti. “Il Narodni Dom- ha ricordato - è un'occasione che la comunità slovena non può permettersi di perdere”.
Soddisfatti, dei passi in avanti compiuti nei rapporti fra le comunità del Friuli Venezia Giulia, sono anche i rappresentanti delle organizzazioni della comunità slovena. “Ogni anno facciamo un passo in avanti – ha detto Ksenija Dobrila, presidente SKGZ -, e nel frattempo allestiamo dei pezzettini nel palazzo: quest'anno è il momento del centro multimediale, dove, all’interno di due stanze, è stato condensato un po' tutto il nostro vissuto di 15 secoli dal nostro insediamento in queste terre a oggi”.
“Noi lavoriamo per questo – ha aggiunto Walter Bandelj, presidente dell’SSO, riguardo la crescente condivisione della celebrazione fra le varie anime della città -, puntando a essere collaborativi. Trieste ha vissuto in passato momenti di contrapposizione forte, ma oggi vogliamo costruire assieme al futuro”. “Io sono sicuro che la città apprezza il nostro lavoro, e spero che i triestini apprezzino una cosa nuova ma che ci porta a lavorare insieme.”
Anche l'assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti ha parlato del futuro, sottolineando come in questo senso vada anche la realizzazione del centro multimediale STIK, sorto proprio all'interno del Narodni dom di Trieste, e che, ha detto, “rappresenta un investimento sul futuro per l'intera comunità regionale: in questo spazio si trovano testimonianze della cultura della minoranza slovena che saranno fruibili a tutta la cittadinanza”.
Il centro , presentato dal designer Andrej Pisani, dall’etnologa Jasna Simoneta e dalla regista Jasmin Kovic, è stato realizzato con fondi europei nell’ambito del progetto strategico "Primis" finanziato dal programma di cooperazione transfrontaliera Interreg Italia-Slovenia 2021-27, e che vede come capofila l’Unione Italiana, che ha realizzato uno dei quattro centri, previsti all’interno del progetto, a Capodistria, all’interno di palazzo Gravisi.
Quello di Trieste racconta la cultura, le tradizioni e la storia della comunità slovena, offrendo ai visitatori un'esperienza interattiva: gli ospiti vengono accolti dalle immagini dei personaggi che hanno dato un contributo in vari campi alla comunità slovena, per poi passare all’area che racconta la storia della comunità, con una timeline che mette in evidenza come ci sia stata un’interruzione, soprattutto culturale, delle attività dal 1920, data dell’incendio, fino al 1945. Poi vengono messe in luce arte, artigianato, cucina, cultura della minoranza, fino ad arrivare ad una stanza interattiva dedicata alle attività della comunità: un altro sguardo al futuro.
Alessandro Martegani