Un programma che si fa sempre più ampio, così come la partecipazione e la condivisione alle attività organizzate per celebrare il “Giorno del Ricordo”.
La cerimonia alla Foiba di Basovizza del 10 febbraio non sarà che il culmine di un programma di attività che durerà fino al mese di marzo inoltrato, e che dimostra, come hanno sottolineato il presidente della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini e l’assessore alla cultura del comune di Trieste Giorgio Rossi, come il ricordo delle vicende sul confine orientale sia sempre più condiviso e patrimonio di tutti.
Ancora non ci sono conferme sulla presenza o meno della premier Giorgia Meloni, ma ci saranno sicuramente esponenti del governo. Ciò che più conta però, è stato sottolineato, è che a 20 anni dalla sua istituzione, la giornata sta diventando sempre di più un patrimonio di tutti.
“Questa è stata la tragedia più grande che abbia colpito la nazione in epoca moderna – ha detto Sardos –, vissuta da tutte le popolazioni di queste terre, con uguale dolore. Per decenni nessuno ne ha parlato in Italia e questa grande menzogna è stata la cosa più insopportabile: non potremo dire di aver concluso il nostro lavoro fino a quando non avremo fatto piena luce su questa menzogna”.
Anche la decisione di istituire un museo sull’Esodo e le Foibe a Roma è la prova che questi temi sono ormai patrimonio nazionale, ma ciò che più conta, ha detto Rossi, è l’aumento della partecipazione e della conoscenza di queste vicende.
“Quest’anno abbiamo un programma straordinario – dice -: 21 giornate e 24 eventi, con una partecipazione molto ampia di tutte le associazioni. È evidente che questa giornata significa qualcosa per tutti noi, cosa che posso dire io, che faccio parte di questo esodo, che sono scappato nel ‘53 dalla ex Jugoslavia. Quando 360.000 persone se ne vanno da un paese di cui abitavano in 400 mila, non se ne sono andati il dieci o venti per cento ma tutta la popolazione lasciando i nostri poveri anziani, questo deve fare riflettere. Quando le cose finiscono in tragedia come nel caso delle Foibe non si possono dimenticare”.
“Oggi siamo rimasti in pochi della vecchia generazione, gli altri sono figli o nipoti, però il fatto che ci sia ogni volta una presenza massiccia alla Foiba di Basovizza dà significato a quello che è stato un momento della storia che questa realtà ha sofferto. Dobbiamo dire grazie a Trieste, la nostra città che ci ha accolti, che ha fatto la parte più importante, non solo con i campi profughi, ma dandoci anche un lavoro, un futuro. Dobbiamo vivere questa realtà, però tutto l'anno e questo ci deve far riflettere anche su quelle che sono situazioni che vivono altri, nelle stesse condizioni: possiamo avere le nostre idee, ma c'è un flusso migratorio, c'è una difficoltà enorme del paese che ha grandi fasce di povertà che spesso dimentichiamo. Questo deve essere un momento di riflessione, un momento di pausa rispetto alla nostra quotidianità”.
“Apprezzo moltissimo – ha aggiunto - le parole che spesso ha detto Sardos Albertini, sul fatto che c’è un'ampia realtà, che non è solo quella degli istriani che hanno vissuto l'esodo, ma anche quella patita dai croati e dagli sloveni. È stata una tragedia di ampio respiro e il mandato che ha Trieste, che è diventata con l'apertura dei confini il centro di questo nuovo universo, è un mandato di pacificazione”.
“Voi avete visto anche il sindaco quanto ha lavorato nei suoi vari mandati per la pacificazione, abbiamo visto cose commoventi come i presidenti che sono dati la mano alla Foiba: non è una cosa di tutti i giorni vedere questi momenti, che sono momenti di consapevolezza. Credo che questo momento vada vissuto con la consapevolezza che questa è un'occasione unica che la nostra città ha di fare da testimone di una realtà che le nuove generazioni vogliono sia diversa dal passato”.
Alessandro Martegani