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L’inchiesta era partita da una presunta irregolarità nell’appalto per la riqualificazione di Corso Italia a Gorizia nel 2017, ma si era rapidamente allargata fino a coinvolgere 120 società e 220 soggetti in quattordici regioni: dopo anni d’indagini e udienze, il giudice delle indagini preliminari di Gorizia, ha però deciso di archiviare le posizioni a carico di 195 indagati, accogliendo la richiesta dello stesso pubblico ministero.
Tra gli indagati c'erano anche gli imprenditori Marco De Eccher, Paolo Pizzarotti e Mario Scarsini e il manager di Autovie Enrico Razzini.
La maxi-inchiesta, chiamata “Grande Tagliamento”, si era concentrata su presunte irregolarità in numerosi appalti, per un valore di un miliardo di euro, nel Nordest Italia, in particolare in Friuli Venezia Giulia e Veneto, coinvolgendo opere come la realizzazione della terza corsia lungo l’autostrada A4, la riqualificazione di molte piste di aeroporti, o il rifacimento delle strade terremotate in Umbria.
Secondo le accuse, gli appalti venivano assegnati tramite un meccanismo illecito, basato su accordi fra le società che consentivano di spartirsi i lavori senza entrare in competizione.
Tra i reati contestati, l'appropriazione indebita e la turbativa d'asta sono stati archiviati essendo decorso il termine di sei anni per la loro prescrizione. Il Gip di Gorizia ha poi ritenuto non ipotizzabile il reato d’inquinamento ambientale, legato a presunte irregolarità nei prelievi di ghiaie nei fiumi (che sarebbero state superiori a quanto dichiarato), poiché non sono emersi danni all’ambiente tali da giustificare la sussistenza di un reato. Rispetto al reato di associazione di tipo mafioso, ipotizzato nel corso delle indagini, il Gip ha rilevato che vi è "un'insussistenza di elementi sufficienti a fondare un giudizio di condanna".
Alessandro Martegani