Un nuovo mattone sulla strada della rinascita del Porto Vecchio: l’apertura delle porte delle antiche mura di largo Santos ha restituito alla città di Trieste un nuovo accesso all’area destinata a diventare un elemento fondamentale per il futuro del capoluogo giuliano.
Il sindaco, Roberto Dipiazza, ha tagliato il nastro della nuova bretella pedonale, veicolare e ciclabile, che permetterà a pedoni, veicoli e ciclisti di accedere in sicurezza alle aree di Porto Vivo, (nuova denominazione dell’area), per poi procedere lungo la via interna verso il centro congressi e poi a Barcola.
Lungo la stessa direttrice per ora circoleranno le biciclette verso il centro congressi, i pedoni lungo le apposite aree, e anche i veicoli, a doppio senso, (nel Porto vecchio sono ancora presenti attività portuali con la necessità di far transitare 150 camion al giorno), ma si tratta di una soluzione temporanea, ha detto Dipiazza, per consentire i lavori sulle strade del lungomare, già assegnati alle ditte che eseguiranno le opere.
“Oggi – ha detto il sindaco Roberto Dipiazza visibilmente soddisfatto - regaliamo alla città di Trieste un'opera veramente straordinaria, un pezzo della città ancora abbastanza sconosciuto. Sono molto soddisfatto”.
Anche l’assessora alle Politiche del Patrimonio Immobiliare Elisa Lodi ha sottolineato come l’opera sia “un ulteriore tassello alla riqualificazione, rigenerazione e infrastrutturazione urbana del Porto Vecchio – Porto Vivo”, aggiungendo che quest'anno, partiranno anche gli interventi per il Parco lineare verde, un'area tutta pedonale di oltre 3 chilometri.
Nell’assetto definitivo il traffico scorrerà solo in un senso, separato dalle piste ciclabili e pedonali.
Il tracciato è parte di un più ampio intervento che riguarda tutta l’area dell’antico scalo, su una superficie di 20 mila metri quadrati di strade e rotaie, che collegherà largo Santos, vicino alla stazione dei pullman e del treni, fino ai magazzini, al centro congressi e al polo museale, per poi connettersi al viale Miramare.
Tutto è stato poi completato con un impianto d’illuminazione, lungo tutta l’arteria, e da un intervento di manutenzione del verde pubblico, che, come anticipato dall’assessore alle Politiche del Territorio Michele Babuder, verrà ampliato e arricchito una volta completata tutta la rete viaria.
L’operazione di riqualificazione ha comportato anche la dotazione delle strutture di servizio come reti elettriche, idriche moderne, ma anche fognarie e di drenaggio. In futuro sono previste le installazioni di fontanelle e altri elementi di arredo urbano, come panchine, portabiciclette, cestini, e dissuasori di sosta.
Quello del Porto Vecchio, ha dichiarato l'assessore alle Politiche Finanziarie, Everest Bertoli , “è un progetto che sta cambiando la faccia di un'area meravigliosa, la cosiddetta ‘città proibita’ di Trieste, che da oggi è un po' meno proibita”.
“Questo – ha ricordato l'assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti durante l'inaugurazione – è un momento importante, con ricadute positive per l'intera comunità regionale e non soltanto per Trieste, perché il rilancio del Porto Vecchio è un'operazione di tale rilevanza da non riguardare soltanto il capoluogo regionale. Quest'area nel giro di qualche anno cambierà completamente volto: oggi viene riconsegnata alla città una parte importante e molto suggestiva di territorio, ma sono molti gli interventi che si stanno concentrando nel sito di Porto Vecchio, come il progetto per la riqualificazione di largo Santos, una stazione dei Carabinieri, e gli uffici della Regione”.
La realizzazione della nuova arteria, inaugurata nel pomeriggio e aperta 24 ore su 24, ha richiesto un impegno finanziario di poco più di nove milioni, senza variazioni rispetto a quanto preventivato.
La nuova strada, appena inaugurata dal sindaco e da molti esponenti della giunta comunale, scorre però fra due realtà opposte, due volti contrastanti ma ugualmente presenti in città: da una parte il “Porto Vivo”, l’area dove si stanno investendo decine di milioni di euro, che dovrebbe dare nuove risorse e soprattutto prospettive capoluogo giuliano, dall’altra, celato alla vista dagli sterpi e dai muri pericolanti, il Silos, la struttura in rovina che ospita costantemente centinaia di migranti in condizioni igieniche e sanitarie inaccettabili, e dei quali fino ad oggi nessuno (con l’eccezione delle organizzazioni di volontari che li assistono) sembra volersi far carico, affrontando in modo concreto la situazione.
Alessandro Martegani