“Questa ennesima vergogna getta un'ombra sul mondo dello sport che da
strumento educativo e sociale diventa, per colpa dell'ignoranza di alcuni tifosi, luogo nocivo per i nostri figli”. La solidarietà dell’assessora regionale alle pari opportunità Alessia Rosolen, a nome di tutta la giunta regionale, non è che una delle manifestazioni di sostegno a Melissa Tassan, l’arbitra di calcio pesantemente insultata domenica scorsa nella partita di seconda categoria fra Barbeano e San Daniele.
A scatenate la reazione di un esponente del pubblico della squadra ospite un rigore fischiato a favore del Barbeano. Mentre l’arbitra discuteva con i giocatori, il supporter del San Daniele si è avvicinato alla rete del campo e ha cominciato ad insultarla pesantemente. Parole irripetibili, alle quali ha reagito anche parte del pubblico di casa, che ha difeso la ragazza, e che hanno portato alle lacrime la giovane arbitra, che ha fatto calciare il rigore e ha portato a termine la partita.
Ironia della sorte proprio Melissa Tassan era stata una delle testimonial scelte dalla commissione pari opportunità del Friuli Venezia Giulia per una campagna contro la violenza sulle donne. Proprio Dusy Marcolin, presidente della
Commissione regionale per le pari opportunità, ha sottolineato come parte del pubblico abbia difeso l’arbitra e “immediatamente denunciato alle federazioni di riferimento quanto stava accadendo”.
Anche il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, si è detto “indignato per quel che è successo a Barbeano”. “È un episodio gravissimo che va sanzionato nel modo più severo, un fatto ancora più odioso – ha aggiunto - perché va a colpire un arbitro donna, una ragazza giovanissima: non basta invocare una riflessione da parte dei tifosi, della Federazione calcio e degli organismi disciplinari, bisogna allontanare dai campi chi con questi comportamenti macchia anche l'immagine della squadra per cui tifa e del suo stesso paese”.
Anche il Pd in Consiglio regionale ricorda, con Chiara da Giau, che "quello che le tifoserie sportive stanno dando in questi giorni in tema di rispetto delle donne è un pessimo esempio", mentre Furio Honsell di Open FVG ha definito "gli insulti di domenica scorsa doppiamente inaccettabili: il sistema dello sport - ha aggiunto - dovrebbe condannarli con energia".
“C’è un problema di cultura sportiva che va affrontato con atleti, tecnici, dirigenti e famiglie, senza girare la testa dall’altra parta come si fa nella stragrande maggioranza dei casi” hanno invece detto i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, ricordando che la questione non è soltanto ‘di genere’, poichè "troppo frequentemente arbitri che dirigono le partite del calcio dilettantistico e giovanile, ma anche atleti o allenatori avversari, sono bersaglio di insulti o peggio, come se ciò che avviene all'interno dei campi sportivi sia ormai tollerato, e non vanno dimenticati nemmeno gli episodi di intolleranza che, anche recentemente, hanno interessato lo sport di casa nostra, in particolare contro squadre della minoranza slovena”.
In effetti quello di domenica scorsa non è che uno dei casi di sessismo e intolleranza che si verificano sul campi di calcio in Italia: si va dagli insulti a sfondo etnico denunciati nelle scorse settimane dall’Unione delle associazioni sportive slovene, che aveva chiesto l’intervento della Federazione per le dimostrazioni d’intolleranza e le offese verso le squadre della comunità slovena che gareggiano nei campionati locali e regionali, sia a livello giovanile sia senior, al caso di Greta Beccaglia, la giornalista sportiva molestata in diretta TV, fino ai purtroppo frequenti insulti razzisti ai giocatori di colore.
Un episodio positivo è invece avvenuto proprio domenica scorsa: i genitori delle giocatrici della squadra di calcio femminile Treviso Women, che due settimane fa si erano resi protagonisti d’insulti a un’arbitra nel corso di una partita a Treviso, hanno deciso, oltre che di pagare di tasca propria la multa inflitta alla società, di scrivere una lettera all’arbitra, scusandosi con la ragazza e la sua famiglia per l’accaduto e per non esser stati un esempio per le proprie figlie.
Alessandro Martegani